Un Paese ingovernabile, retto da un governo corrotto in tutti i suoi membri o quasi, a cominciare dal presidente, Hamid Karzai. Un Paese che ”mette in vendita se stesso a tutti i livelli”: e’ questo il quadro dell’Afghanistan che emerge secondo il New York Times dai cablogrammi della diplomazia americana ottenuti e pubblicati da Wikileaks. Come fatto nei giorni precedenti con i file riguardanti altri Paesi, il New York Times pubblica oggi sul suo sito la ”puntata” sull’ Afghanistan.
Attraverso decine di cablogrammi della diplomazia Usa emerge nei dettagli la corruzione imperante che domina il Paese. In alcuni documenti classificati, l’ambasciatore Usa a Kabul, Karl Eikenberry, scrive a Washington nell’agosto del 2009 che il presidente afghano e il suo ministro della Giustizia ”hanno consentito a individui pericolosi di andarsene liberamente, o di tornare sul campo di battaglia, senza neppure dover affrontare il giudizio di un tribunale”.
In particolare l’ambasciatore segnala che Karzai ha concesso personalmente il perdono a cinque agenti di polizia colti in flagrante con 124 chilogrammi di eroina nell’ambito di un’indagine sul traffico di droga che coinvolge un ricco sostenitore del presidente. ”Una delle principali sfide in Afghanistan – scrive Eikenberry – e’ come come combattere la corruzione quando i membri chiave del governo sono loro stessi corrotti”.