LONDRA – Testimoni che si contraddicono, date che non tornano, procuratori che passano ai media informazioni riservate, procedure ”bizzarre”. Lo strano caso di Miss A. e Miss W. – le due donne che accusano Julian Assange di molestie – contro il boss di WikiLeaks non si fa mancare nulla. Nemmeno un rinvio della sentenza a venerdì prossimo, 11 febbraio.
La giornata, per la difesa, è stata indubbiamente faticosa. Se la linea di Stephens&Soci abbia retto o meno lo stabilirà il giudice Riddle. Di certo c’è che quando il legale svedese di Assange, Bjorn Hurtig, è stato costretto ad ammettere di aver commesso un ”errore” nel rapporto da lui consegnato alla corte, nell’aula 4 della Belmarsh Magistrates Court la tensione è salita alle stelle.
Hurtig, infatti, ha sempre sostenuto che la procura abbia lasciato passare cinque settimane prima di voler interrogare Assange. Una concentratissima Clare Montgomery, l’avvocato che veste i panni dell’accusa per conto dei pm svedesi, ha però forzato il legale a controllare il suo cellulare, quindi i suoi files, e dunque ad ammettere che in effetti le settimane erano tre e che il procuratore Marianne Ny era chiaramente interessata a voler parlare con Assange ”il prima possibile”.
Questo non è stato però l’unico colpo messo a segno oggi dalla Montgomery. Sven-Erik Alhem, ex procuratore svedese testimone della difesa, ha infatti dichiarato che il pm Marianne Ny ”ha l’autorità per spiccare mandato d’arresto europeo” e che, in caso di estradizione, il capo di WikiLeaks ”difficilmente” rischierebbe di essere poi estradato negli Usa. ”Su questo aspetto della legge – ha precisato – non sono un esperto. Ma sarebbe impossibile estradarlo senza causare una tempesta mediatica”.
Due capisaldi della linea difensiva di Assange – finire a Guantanamo o sulla sedia elettrica e l’incompatibilità ‘procedurale’ della Ny – hanno quindi subito un duro colpo. Detto questo, Alhem – incalzato dalla Montgomery a non dilungarsi in ”lezioni” – si è anche detto convinto – mettendo ben in chiaro che avrebbe risposto alle domande ”a modo suo” – che Marianne Ny abbia agito in modo ”improprio” e che ad Assange è stato negato il diritto di dare la sua versione dei fatti prima di essere sottoposto all’arresto. ”Lei non avrebbe chiesto l’arresto?”, ha domandato a quel punto Montgomery. ”Sì – ha replicato Alhem – ma solo dopo aver cercato di organizzare altri modi per interrogarlo, in Gran Bretagna, con l’assistenza delle autorità locali”.
Gli svedesi hanno rivelato ai media che Assange era accusato di stupro e gli hanno consentito di lasciare il Paese, misura che Alhem non riesce a ”comprendere”. Inoltre gli oltre 100 sms scambiati tra le due ragazze – prove che Hurtig dice di aver solo potuto leggere – mostrerebbero ”motivi di vendetta e ragioni economiche”. ”E’ stata una lunga giornata”, ha commentato Assange nell’ormai tradizionale punto stampa. ”Abbiamo visto emergere, ora dopo ora, una lunga serie di abusi. Quello che non abbiamo ancora visto è un pm svedese venire in aula”. Venerdì – forse – l’agognata sentenza.
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