Yazidi, chi sono? Bombe Usa per salvarli. Fuga da Niniveh, città di 8 mila anni

Yazidi in fuga sulle montagne fra Iraq e Curdistan

ROMA – Chi sono gli Yazidi? Perché le milizie Isis li vogliono sterminare, costringendo il pigro Obama a bombardare i terroristi?Improvvisamente i giornali riempiono i titoli con quel nome, come fosse familiare a noi del popolo, ma c’è da scommettere che pochi di quelli che scorrono quelle pagine non li hanno mai sentiti nominare.

Gli Yazidi sono, spiega Wikipedia,

“500.000 persone che vivono soprattutto nei dintorni della città di Mossul, in Iraq”, nel mondo fra i 100 e gli 800 mila.

 

Esistono, come tali, da circa 4 mila anni. Sono le antiche popolazioni della Mesopotamia da cui nacque la civiltà occidentale e si evolsero le cosiddette religioni rivelate. La religione degli Yazidi, o Yazidismo, si è formata,

nel tempo, con elementi di giudaismo cabalistico, Cristianesimo mazdeo e misticismo islamico. Alcuni studiosi definiscono lo Yazidismo “il museo dei culti orientali”.

Francesco Semprini, sulla Stampa, prova a spiegarci chi sono gli Yazidi contro i quali puntano il loro odio le milizie Isis e ora anche la sua attenzione a scopi detti umanitari il presidente degli Usa Barack Obama:

“Cinquantamila persone circa bloccate sulle montagne di Sinjar, cittadina incastonata tra le montagne al confine con la Siria, di cui 20-25 mila bambini. Combattono ogni giorno da circa una settimana con la mancanza di cibo, acqua e medicinali. Indietro non possono tornare, ci sono gli jihadisti dello Stato islamico che hanno bruciato le loro case, occupato le loro terre, ucciso i loro cari. Sull’altro versante non possono scendere date le insidie delle montagne e la lunga strada da compiere per Dohuk, prima oasi di salvezza del Kurdistan.

“Ogni giorno guardano in alto in attesa che i cargo Usa, «gli angeli del cielo» provvedano alla loro sopravvivenza. Angeli come i sette angeli che gli Yazidi adorano e che periodicamente si incarnano in uomini, il più importante dei quali è Tawsi Melek o Melek Taus, traducibile in «Angelo Pavone».

“L’Islam sunnita li ha condannati già da secoli perché «adoratori del diavolo», visto che l’altro nome di Melek Taus [l’angelo dalle sembianze di pavone che gli Yazidi adorano], Shaytan, è lo stesso che il Corano usa per indicare Satana. Da sempre perseguitati: al-Zarqawi, il leader di al Qaeda in Iraq durante l’occupazione Usa ne ha uccisi parecchi, e il 14 agosto del 2007 una serie di attacchi kamikaze a Sinjar causò la morte di oltre 700 persone, in maggioranza yazidi. Il 3 settembre dello stesso anno le forze americane uccisero il responsabile di quel gesto, Abu Mohammed al-Afri”.

Gli Yazidi etnicamente sono curdi, probabilmente il loro Melek Taus era il dio adorato da tutti i curdi prima della conversione all’Islam:

“Il principale luogo sacro si trova a Lalish, a nord-est di Mosul, che ospita la tomba di Sheikh Adi ibn Musafir. Per gli yazidi ha una notevole importanza la purezza religiosa, per cui rifiutano eccessivi contatti con chi non appartiene alla setta.

“La maggiore presenza si concentra nella provincia di Niniveh in Iraq [una delle città più vecchie del mondo, circa di 8 mila anni, che fu capitale dell’impero degli Assiri, i cui ultimi eredi sono sparsi tra Iraq e Siria, in prevalenza oggi fra le minoranze cristiane], dove si stima vivessero circa 500 mila esponenti prima dell’avanzata degli uomini di Al Baghdadi che ha portato almeno 200 mila persone, tra cui 40 mila yazidi, ad abbandonare Zumar e Sinjar. Gli estremisti sunniti hanno ucciso circa 500 uomini nei primi giorni di occupazione e rapito altrettante donne per farne schiave del Califfo. Secondo l’attivista yazidi Ali Sanjari, jihadisti dell’Isis minacciano di «giustiziare» circa 4000 yazidi residenti di due villaggi se non si convertiranno all’islam.

“Gli altri sono scappati sulle montagne, una catena di 20 chilometri alta non più di 1600 metri, ma molto insidiosa. Alcune famiglie sono state messe in salvo dai combattenti curdi in Siria del Pyd che, insieme le milizie cristiane «Sutoro», hanno creato un corridoio per portarli in salvo oltreconfine”.

 

Published by
Marco Benedetto