SANA’A – Attacco terroristico in Yemen contro una casa per anziani e disabili gestita dalle suore missionarie della carità, la congregazione fondata da madre Teresa di Calcutta. Durante l’attentato, compiuto vicino alla città di Aden, sedici persone sono state trucidate. Tra loro, quattro religiose.
Stando alle ricostruzioni fatte, i terroristi avrebbero separato le religiose dalle altre persone presenti nella casa e, dopo aver ammanettato gli anziani e i malati, avrebbero aperto il fuoco. Due delle suore uccise erano ruandesi, una era indiana e la quarta veniva del Kenya.
Fonti yemenite, riprese anche dall‘Osservatore Romano, attribuiscono l’attacco terroristico a un gruppo affiliato all’Isis, anche se al momento non risultano rivendicazioni.
Dopo aver ucciso le guardie di sicurezza, i terroristi sono penetrati all’interno della casa delle religiose che sorge nel distretto di Sheikh Osman. Oltre alle suore, sono rimasti uccisi durante l’attacco anche l’autista e almeno due altri collaboratori etiopi della comunità, mentre è scampata alla morte la superiora del convento, che poi è stata sentita dalla polizia yemenita.
Non si hanno, invece, notizie del sacerdote salesiano indiano Tom Uzhunnalil, che risiedeva nel convento delle suore dopo che la chiesa della Sacra Famiglia ad Aden era stata saccheggiata e data alle fiamme da uomini armati non identificati, lo scorso settembre.
Il sacerdote, che al momento dell’attacco “era nella cappella a pregare”, potrebbe essere stato sequestrato dagli assalitori. Non si hanno ancora notizie certe sulla matrice dell’aggressione terroristica, ma è noto che nella città portuale yemenita riconquistata mesi fa dalle forze fedeli al presidente Abdel Rabbo Mansour Hadi, in lotta con ribelli houthi, sono radicati gruppi legati alla rete di Al Qaeda.
Per monsignor Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia meridionale che ha dato la notizia, il
“segnale è chiaro: si tratta di un qualcosa che ha a che fare con la religione. Noi sapevamo che la situazione era difficile, ha spiegato spiega il prelato, citato dalla Radio Vaticana, e che le suore già in passato oggetto di attacchi mirati correvano un certo rischio”. Tuttavia, aggiunge, “avevano deciso di rimanere qualsiasi cosa capitasse, perché questo fa parte della loro spiritualità. Del resto era chiaro che “la zona non era sicura”, anche se non vi erano state particolari avvisaglie ed “è difficile avere notizie”.