Muhammad Yunus il banchiere dei poveri è accusato di avere sottratto 47 milioni di euro. Il vincitore del Premio Nobel per la Pace ed inventore del rivoluzionario sistema del microcredito può essersi dedicato per 15 anni fa ad attività irregolari deviando fondi ricevuti per far funzionare la Grameen Bank ad un’altra sua società che con il microcredito non aveva nulla a che fare?
E’ quanto sostiene il documentario dal titolo ‘Fanget i Mikrogjeld’ (Intrappolato nel microdebito), realizzato dal multipremiato giornalista danese Tom Heinemann e trasmesso ieri sera dalla tv nazionale della Norvegia. Dopo mesi di ricerche, di esame di documenti e di interviste, Heinemann si e’ convinto che Yunus nel 1996 avrebbe girato segretamente alla Grameen Kalyan, una sua società operante nel settore dei servizi per la salute, la somma di sette miliardi di taka bengalesi (74,5 milioni di euro) donati dal governo norvegese (ma anche da quelli di Svezia, Olanda e Germania) per finanziare prestiti a piccoli imprenditori attraverso la Grameen Bank.
Documenti mai resi noti indicano che quando l’ambasciata norvegese, l’agenzia di aiuti norvegese Norad e la Divisione per le Relazioni economiche del ministero delle Finanze del Bangladesh hanno sollecitato il ritorno del denaro alla Grameen Bank, la restituzione e’ stata di soli due miliardi di taka (21,3 milioni di euro). Più tardi, si sostiene, il denaro e’ stato trasformato in prestito della Grameen Kalyan alla Grameen Bank. Heinemann ha detto al portale bengalese BdNews24 di Dacca di ”avere cercato di parlare con Yunus per sei mesi. Ma lui non ha mai voluto rispondere alle mie domande”.
Incalzato dal Norad che esigeva la regolarizzazione delle operazioni finanziarie scorrette Yunus, assicurano gli autori dell’inchiesta, ha scritto l’1 aprile 1998 una lettera personale al presidente dell’organismo di assistenza norvegese. ”Se la gente, fuori e dentro il paese, che non sostiene i progetti della Grameen Bank si impossessa di questa lettera – scrisse – in Bangladesh avremo gravissimi problemi”. E questo argomento, dice ancora Heinemann, ”fece chiudere la bocca non solo al Norad, ma anche all’ambasciata della Norvegia a Dacca e alle stesse autorita’ del Bangladesh”.
C’è però una lettera inviata alle autorita’ diplomatiche norvegesi, datata 8 gennaio 1998, in cui Yunus abbozza una spiegazione del suo operato. ”E’ che con i tassi di interesse gradualmente sempre più alti che ci sono imposti – assicurò – in futuro ci sara’ sempre piu’ denaro che dovrà essere pagato nel capitolo tasse”. La troupe dell’inchiesta è andata in vari villaggi assistiti dalla Grameen Bank. ”A Jobra – ha detto Heinemann – abbiamo incontrato la figlia della prima che ottenne un microcredito, Sufiya Begun. Siamo poi stati nell’Hillary Village, dove la ex first lady americana dichiaro’ appoggio a Yunus e alla sua Banca. E abbiamo visto solo povera agente che dal microcredito non ha guadagnato nulla, se non altri debiti”.