Annuncio di lavoro per soli uomini. Capacità richieste: abilità a stringere nodi, insensibile. Nessuna esitazione nè tendenze alla misericordia.
Lo Zimbabwe cerca boia, disperatamente. La prigione di Chikurubi, struttura di massima sicurezza fuori la capitale Harare, per cinque anni ha cercato qualcuno che ricoprisse il posto vacante. Ma invano, come spiega il Guardian riportando la notizia dal Daily News of Zimbabwe.
L’assenza di carnefici è una mezza salvezza per i 50 condannati a morte della prigione. Una commutazione della pena capitale ma anche un’agonizzante e infinita fila d’attesa di morte in un carcere soprannominato “gulag” a causa delle sue condizioni inumane.
L’ultimo boia dello Zimbabwe ha lasciato il posto nel 2005, dopo aver impiccato due rapinatori armati che avevano assassinato una guardia mentre tentavano la fuga dalla prigione. Da allora il posto di lavoro è rimasto scoperto, sebbene il tasso di disoccupazione del Paese, nell’ultimo anno, abbia sfiorato quota 94%.
Il lavoro di un boia, spiegano dalla prigione, riguarda tecniche e procedure che sono molto semplici da apprendere. Il candidato non deve necessariamente avere un’esperienza precedente nel campo, nè tanto meno deve saper leggere e scrivere. Un solo limite resta: Il lavoro di boia è riservato strettamente agli uomini.
Una volta che il candidato sarà finalmente trovato, saranno i funzionari della prigione a seguire il futuro carnefice durante il suo apprendistato. Insegneranno al boia tutte le tecniche per svolgere al meglio il suo lavoro: stringere i nodi del cappio e soprattutto mantere la corretta postura durante l’esecuzione. Queste le materie fondamentali.
Ma sembra che la parte più dura del lavoro non sia avvolgere la corda intorno al collo del condannato, nè sollevarlo e procedere all’impiccaggione. Riguardi la sua coscienza. Un vero boia non deve avere mai ripensamenti. «Se ciò accadesse sarebbe immediatamente licenziato», assicura uno dei funzionari del carcere che vuole però rimanere anonimo.
Avvocati e giornalisti del Paese africano confermano che la prigione si batte da molto tempo per risolvere il problema “boia”. «È da molti anni che non ci sono più esecuzioni ad Harare», dichiarano. Un “dramma” presente in molti Stati che hanno deciso di mantenere in vigore la pena di morte. Ad esecuzione decisa, i governi si sono trovati di fronte a questa carenza che non avevano messo in conto.
La fila dei detenuti condannati a morte, ad Harare, langue in una detenzione solitaria da più di dieci anni. Il presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, ha bocciato tutte le petizioni chieste per ottenere la clemenza.
