CALCUTTA, INDIA – Bistecca o mucca sacra? Il dilemma accende un dibattito politico-religioso in India, subcontinente abitato da un miliardo di persone e svariati milioni di vacche. Da una parte gli induisti, ringalluzziti dalla vittoria alle ultime elezioni di Narendra Modi e del suo partito induista-nazionalista, che vogliono il ritorno alla tradizione la quale prevede che la mucca sia intoccabile e tantomeno macellabile.
Dall’altra gli islamici, che non mangiano maiale ma non disdegnano affatto la carne bovina. E anche chi trova un tantino irrazionale che in un Paese con enormi problemi fra i quali la fame e la denutrizione – l’India è messa peggio di molti Stati dell’Africa subsahariana – si neghi una fonte di proteine quale la carne di mucca.
In campo ci sono agguerriti gruppi contrapposti di pro-bistecca e pro-mucca. A difendere la sacralità della vacca c’è il Bharatiya Janata Party’s Cow Development Cell, agguerrita costola del partito del premier Modi, che organizza sabotaggi contro chi alleva e macella le mucche. Le loro azioni? Bloccano le strade con barricate, fermano i camion carichi di bestiame e liberano le mucche destinate al macello.
Sono il braccio armato di un governo che, per bocca del suo ministro dell’interno Rajnath Singh, si è schierato per una proibizione su scala nazionale della macellazione dei bovini: “Come possiamo accettare una cosa del genere nel nostro Paese? Dobbiamo fare del nostro meglio per mettere un divieto”.
E i divieti si diffondono – per fortuna solo a macchia di leopardo – in tutto il subcontinente indiano. Ci sono posti dove si rischia una multa, regioni dove si rischia una multa più salata, e regioni dove si finisce anche in carcere se ci si azzarda a macellare una mucca.
Ma l’India non è composta solo di induisti. Nel suo miliardo di cittadini ci sono miriadi di minoranze religiose. E un conto è quando Modi lavora per promuovere la pratica dello yoga o per rilanciare lo studio del Sanscrito, un altro è quando interviene sull’alimentazione.
Secondo i musulmani, fedeli della seconda religione più diffusa in India, il divieto di mangiare carne bovina è uno dei tanti piccoli passi verso una nazione dove gli islamici diventino dei cittadini di serie B, quasi fossero meno indiani degli induisti.
E non sono solo i musulmani ad avere qualcosa da ridire. C’è chi si richiama alla tradizione secolare dell’India, intaccata dal crescente ruolo della religione nella politica. A Calcutta i “laici” organizzano delle “grigliate di protesta”, manifestazioni in cui si mangia mucca per protestare e sfidare i proibizionisti della bistecca. Fra loro c’è chi dice, ed è difficile dargli torto, che l’India è troppo povera per non cibarsi della carne di mucca, che abbonda in tutto il Paese.