NEW YORK, 18 OTT – Francia e Germania avrebbero raggiunto un accordo per rafforzare il fondo di salvataggio dell’Eurozona. E’ quanto riporta il Guardian citando fonti diplomatiche.
Secondo fonti diplomatiche citate dal The Guardian, Parigi e Berlino avrebbero raggiunto un accordo per rafforzare il fondo di salvataggio degli Stati europei. La capacita’ finanziaria effettiva dello European financial stability facility (Efsf) verrebbe infatti quintuplicata, portando le possibilita’ del fondo dagli attuali 440 miliardi di euro a oltre 2.000 miliardi. Francia e Germania sarebbero poi d’accordo sul fatto che le banche euoropee siano ricapitalizzate, per raggiungere cosi’ il livello richiesto dalla European Banking Authority (Eba) dopo aver riesaminato il livello di esposizione dei piu’ importanti istituti finanziari del Vecchio Continente, quelli a rischio sistemico.
Del resto, la cancelliera Angela Merkel ha affermato di essere ”pronta a tutto” per evitare la catastrofe, mentre il presidente francese Nicolas Sarkozy si e’ detto preoccupato per le voci di declassamento della Francia, avvertendo che si aprono i ”dieci giorni decisivi” per le sorti dell’euro.
La tabella di marcia che portera’ al vertice di domenica e’ fissata: venerdi’ pomeriggio l’Eurogruppo, sabato mattina l’Ecofin a 27, poi nel pomeriggio i ministri degli Affari generali, incaricati di raccogliere le indicazioni dei ministri economici e scrivere le conclusioni del summit del giorno dopo. E la domenica, vertice Ue in due formati: a 27, e a seguire a 17, ovvero solo i leader dell’Eurozona. Una serie di appuntamenti di cui e’ fissato solo l’orario d’inizio, perche’ la fine rischia di essere spostata ad oltranza, tali e tanti sono i nodi da sciogliere.
L’agenda, infatti, e’ di quelle che l’Europa finora non ha mai visto e che arriva a toccare questioni come l’ipotesi di uscita di un Paese dall’Eurozona. Nessuno lo vuole, nessuno ufficialmente la prendera’ in considerazione, ma segretamente e’ anche questa l’ipotesi che gira tra le 17 cancellerie preoccupate che per la Grecia, messa sempre peggio, non ci siano piu’ soluzioni. Sulla carta, il vertice dovra’ dare il via libera alla sesta tranche di aiuti, ma in colloqui informali piu’ di uno Stato ha sollevato la questione dell’uscita di un Paese dalla zona euro, al momento non prevista nei Trattati.
Ma e’ proprio i Trattati che la Merkel vuole riaprire, anche se, dice, per favorire una maggiore integrazione delle politiche di bilancio e rafforzare la stabilita’, ovvero avere piu’ controllo sui conti dei Paesi dell’euro. E domenica proporra’ una convenzione mirata proprio a riaprire i giochi sui Trattati, con l’obiettivo dichiarato di ottenere un via libera almeno sulla tabella di marcia. Ma la cancelliera pensa anche ad altre misure per fare pressione sui Paesi poco virtuosi, e si spinge a ipotizzare una ”troika permanente” per quelli coinvolti nella crisi dei debiti, quasi a ‘commissariare’ la loro politica di bilancio.
Sul paracadute contro il contagio della crisi, ovvero il fondo salva-Stati Efsf, sembra invece profilarsi una convergenza di vedute: scartata, almeno al momento, l’ipotesi di trasformarlo in una banca (il suo presidente Klaus Regling l’ha definita un’idea contraria allo statuto), si lavora sulla possibilita’ che il fondo assicuri il rischio dei bond ‘deboli’.
L’idea e’ che l’Efsf potrebbe emettere delle assicurazioni qualche giorno prima delle aste di bond dei Paesi a rischio. La garanzia potrebbe coprire il 20-30% di perdite, e variare in base alle condizioni del momento e del Paese. Un tale sistema di assicurazione avrebbe un ‘effetto leva’ sul fondo Efsf che porterebbe a quintuplicare la sua capacita’. La leva (che quindi non prevede soldi degli Stati ma li prende dagli investitori stessi) potrebbe funzionare, spiegano gli analisti, ma solo se gli investitori saranno convinti dello schema.
Infine, le banche: ”Ne parleremo nel week end”, annuncia la Merkel, che sostiene il piano di Bruxelles sulla ricapitalizzazione, portando il Core Tier 1 al 9%, e vuole ridiscutere il secondo piano salva-Grecia, imponendo alle banche perdite fino al 50%. Contro la volonta’ delle interessate, guidate dal tedesco ad di Deutsche Bank, Josef Ackerman.