TIANJIN, CINA – E’ l’acqua l’oro nero del futuro nemmeno troppo lontano: la superpotenza cinese non solo lo ha capito ma sta procedendo a tutta velocità per esserne la maggiore fonte e la riserva globale. Con gli esiti immaginabili in termini geo-strategici. Per questo sta accelerando sul fronte degli investimenti, impegnandosi in uno sforzo titanico che se sul medio-periodo è tutto in perdita, consentirà profitti enormi sul lungo periodo. Conservazione e riutilizzo delle acque, sono questi i cardini per una corretta gestione del presente: la desalinizzazione su scala globale dei mari è la scommessa di domani.
Significa un approvvigionamento sicuro di enormi quantità d’acqua e la tesaurizzazione del know-how adatto. Sul New York Times di lunedì 21 novembre, un accurato articolo in prima pagina mostra il dragone all’opera, con un dossier sul mega-impianto da 26 miliardi di renminbi (4 miliardi di dollari) della Beijiang Power and Desalination Plant che svetta sulla linea costiera affacciata sul Mare di Bohai, lo specchio di mare semichiuso di fronte al Mar Giallo, all’altezza di Beijing (Pechino). Un generatore di energia alimentato a carbone sviluppa temperature di eccezionale livello è accoppiato a dotazioni tecnologiche israeliane che sfruttano il calore residuo per distillare l’acqua del mare e trasformarla in acqua fresca pronta da bere.
C’è solo un’incrinatura in questa meraviglia tecnologica: l’acqua desalinizzata costa il doppio di quanto viene venduta. Ma sta proprio qui la lungimiranza del governo cinese. “Qualcuno deve perdere soldi all’inizio”, afferma il Guo Qigang, general manager di questa conglomerata dello stato (SDIC). Infatti la capacità dell’impianto si avvia ad essere quadruplicata: “Siamo un’impresa di Stato ed è nostra responsabilità sociale”, aggiunge Guo. Ovunque sarebbe considerata un’eresia economica, qui la chiamano strategia economica. Formalmente stabilito nell’ultimo piano quinquennale del settore. Potenza delle parole: piano quinquennale fa un po’ impressione, ma la Cina mercatista sembra lontana anni luce da quell’Unione Sovietica.
D’altra parte, si calcola che nel 2030 salirà del 63% la domanda di acqua nel mondo. La tecnologia della desalinizzazione sul mercato globale crescerà di quattro volte entro 10 anni. Inoltre lo sviluppo tecnologico delle sofisticatissime membrane per filtrare l’acqua del mare potranno avere una miriade di utilizzi come la gestione delle acque di scarico (acque nere) e il controllo dell’inquinamento. Avremo una Cina all’avanguardia ambientale, una nazione verde? Su questo non c’è da giurarci: fondamentalmente questa è un’industria destinata all’esportazione, concordano gli esperti.