La qualità dell’acqua, intesa come servizio al pubblico, non cambia tanto se gestita dal pubblico o dal privato. Cambia se è gestita in maniera imprenditoriale con un occhio di riguardo agli sprechi, perché ad oggi l’emergenza più grave delle reti idriche è la dispersione.
Lo dice il Censis in un rapporto che mette in risalto proprio gli sprechi: il 65% dell’acqua erogata in Italia viene disperso in rete o non viene fatturato. Nel 1999 per ottenere 100 litri d’acqua se ne dovevano erogare 168. Dieci anni dopo è cambiato ben poco: 165 litri erogati per averne 100.
Secondo il Censis non è nella modalità di gestione (pubblica o privata) la soluzione dei problemi. Come dice il direttore dell’istituto, Giuseppe Roma, “l’acqua è comunque un bene pubblico e la gestione deve essere di natura imprenditoriale, indifferentemente che sia affidata ad aziende pubbliche o private”.
