Alcoa, salta l’accordo. Il governo: no ad azioni unilaterali

Nulla di fatto, almeno al momento, per l’accordo tra l’esecutivo e i vertici Alcoa. Il governo aveva offerto ad Alcoa l’impegno ottenuto in sede Ue per un esame prioritario del dossier italiano a Bruxelles. Era stato il premier Silvio Berlusconi a telefonare personalmente a Manuel Barroso dopo aver rivolto un invito alla multinazionale Usa dell’alluminio a non abbandonare l’Italia. Ma dopo i primi spiragli arrivati nella serata di ieri 2 febbraio, la società ha chiesto una garanzia ancora più puntuale e date più certe e ravvicinate rispetto al 22 marzo, il giorno della scadenza per la conversione in legge del decreto che riduzione dei costi energetici indicato in un primo tempo.

Quasi quattro ore di pausa e di contatti con il quartier generale a Pittsburgh però non sono bastati a trovare un compromesso e alla fine l’unica concessione che è arrivata da Alcoa è la disponibilità a un nuovo tavolo per il prossimo 8 febbraio, dopo che l’amministratore delegato della divisione italiana Giuseppe Toia, andrà in missione negli Usa.

«Il governo ha ribadito che non intende tollerare una chiusura degli impianti prima dell’8 febbraio» riferisce al termine dell’incontro il sottosegretario allo sviluppo Economico, Stefano Saglia aggiungendo che «la posizione del governo è molto dura». Anche Letta, sottolinea Saglia, «ha detto con chiarezza che la situazione deve essere risolta» e che a fronte di una serie di impegni presi in sede europea «non c’è alcuna ragione perchè l’azienda chiuda».

Alla vigilia della riunione americana dei vertici Alcoa sul futuro degli impianti italiani, Palazzo Chigi, si legge in una nota, ha rinnovato «l’invito all’azienda a tenere un atteggiamento responsabile, in attesa dell’esame della Commissione europea previsto entro la fine del mese».

«Per tali ragioni, il governo ribadisce la richiesta all’azienda affinché nessuna azione unilaterale venga assunta prima dell’incontro», conclude la nota. «Una cosa è chiara – sintetizza il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola – il governo non permetterà una decisione unilaterale. Alcoa subirà le conseguenze di una scelta improvida».

Parole dure sono arrivate, nel corso dell’incontro a palazzo Chigi martedì sera, soprattutto dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Riunito al tavolo con i colleghi del governo e con l’azienda, al nuovo ‘niet’ di Alcoa sulla richiesta di mantenimento degli impianti italiani, il ministro del Lavoro si è infatti alzato dal tavolo e ha avvertito l’azienda: «Non fate atti unilaterali, perchè – ha detto – se fate come c… vi pare, anche noi facciamo come c… ci pare».

All’irritazione del governo segue lo sconcerto del sindacato che arriva a chiedere all’esecutivo di utilizzare tutti i mezzi a tutela e salvaguardia degli addetti italiani del gruppo Alcoa, fino ad arrivare al sequestro attivo dei siti dell’azienda sul territorio nazionale.

I sindacati chiederanno ai lavoratori di presidiare gli stabilimenti affinché non ci sia la tentazione di procedere ad una chiusura da parte dell’azienda, almeno prima della prossima convocazione fissata per l’8 febbraio. Il segretario confederale della Cgil, Susanna Camusso sostiene, infatti, che il governo ha chiesto all’azienda di mantenere l’apertura, dopo le garanzia ottenute dall’Ue, inizialmente «fino al 22 marzo, ma anche fino al 28 febbraio, data indicata dalla stessa Alcoa come termine per una risposta definitiva da parte della Commissione europea, ma l’azienda ha risposto picche e il governo ha chiesto all’amministratore delegato di Alcoa Italia di andare in Usa per discutere direttamente con la direzione della multinazionale americana».

«Ancora una volta il management del Gruppo ha dimostrato inaffidabilità ed ambiguità, non avendo più alibi rispetto alle ulteriori aperture del governo al tavolo» commenta il responsabile della Uilm, Mario Ghini.

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Lorenzo Briotti