FRANCOFORTE – La Banca centrale europea lancia un nuovo allarme disoccupazione. Non solo per i soliti noti, come Italia o Spagna, ma per tutta l’Europa. Francoforte chiede ai governi di attuare subito le riforme per la crescita. Ribadisce che “è necessario procedere al più presto con l’Unione Bancaria per ridurre il gap fra l’accesso al credito nel Nord Europa rispetto ai Paesi che risentono di tensioni”. E chiede di allentare le condizioni per il credito alle imprese.
A fine 2012, dice il drammatico bollettino dell’Istituto di Francoforte, il tasso di disoccupazione nell’Eurozona ha continuato a crescere ”raggiungendo livelli senza precedenti”. La disoccupazione a febbraio ha raggiunto il 12%, facendo segnare “un ulteriore calo dei posti di lavoro nel primo trimestre del 2013”.
La “debolezza economica del 2012 si è trascinata nel 2013: per la seconda parte dell’anno si prevede una graduale ripresa, che è soggetta a rischio al ribasso”. Ma almeno, assicura la Bce, ”l’orientamento di politica monetaria resterà accomodante fintantoché necessario”.
Fra i rischi per la ripresa nell’Eurozona c’è quello di ”una lenta o insufficiente attuazione delle riforme strutturali nell’area”. La banca centrale ribadisce che è ”fondamentale” che i governi intensifichino le riforme per la crescita, aprendo i mercati dei beni e servizi e del lavoro e modernizzando la pubblica amministrazione.
La Bce ha ribadito la necessità dell’Unione Bancaria: “Il futuro meccanismo di vigilanza unico e il meccanismo di risoluzione unico rappresentano elementi d’importanza cruciale per una rinnovata integrazione del sistema bancario e quindi richiedono una rapida attuazione”.
Per quanto riguarda la situazione industriale, la Bce sottolinea che le condizioni di credito sono ancora ”restrittive” per le società non finanziarie dell’Eurozona, ”in particolare per le piccole e medie imprese in diversi Paesi dell’area dell’euro”. Secondo i dati della Banca centrale i prestiti alle società non finanziarie a febbraio hanno mantenuto un tasso di riduzione dell’1,4%, mentre quelli alle famiglie si sono mantenuti in moderata espansione (+0,4%).
