Aprile, mese di rincari: dalla benzina alle tariffe, i consumatori tremano

Ennesimo aumento delle tariffe per gli italiani

Vacanze di Pasqua con il caro-carburante e non solo: gli italiani saranno penalizzati anche dall’aumento delle tariffe di gas, autostrade, assicurazione dell’auto. Secondo le associazioni dei consumatori l’aumento porterà a un aggravio annuale di circa 761 euro a famiglia.

Dopo la pubblicazione dei dati delle scorte settimanali di greggio negli Stati Uniti – che indicano che il future sul Brent con scadenza a maggio si porta a 83,44 dollari con un rialzo dello 0,898 per cento – anche alla benzina è toccata la stessa sorte, arrivando ormai in alcuni distributori a 1,422 euro al litro, mentre il gasolio è a quota 1,25 euro. Prezzi che fanno lievitare il pieno, aggiungendo circa 200 euro in più su base annua per ogni automobilista – almeno secondo i calcoli del Codacons.

Per correre ai ripari, il Governo pensa a un intervento tempestivo con un decreto legge. Il sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico con delega all’energia, Stefano Saglia, ha annunciato una mossa dell’esecutivo, “ma – ha avvertito – bisognerà prima parlarne con i nuovi governatori”.

Per i sindacati è invece intervenuto il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che ha chiesto di sterilizzare il prezzo della benzina dalle troppe tasse. Infine il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, ha proposto di ”eliminare l’indicazione dei millesimi dai listini” per limitare ”la corsa selvaggia dei prezzi”. ”Occorre una riforma per superare il divario del prezzo della benzina tra Italia e Paesi Ue. Quale sarà lo strumento per la riforma si deciderà successivamente – ha detto Saglia – Non abbiamo mai escluso la possibilità di un decreto legge che finora non è stato possibile assumere, anche perchè è necessario discuterne con i neoeletti presidenti delle Regioni”. Saglia ha poi spiegato che in Italia ”lo stacco speculativo è strutturale. Occorre tempo però affinché una riforma dia i propri effetti. Il Governo quindi sta lavorando con tutte le categorie interessate e terrò presenti anche le indicazioni che sono state date dalle associazioni dei consumatori”.

Di solito, l’aumento del prezzo del petrolio si tira dietro il rincaro del gas. Anche se le due risorse appartengono a due mercati diversi, c’è sempre stato un legame richiesto dai produttori nei contratti a lungo termine (5-10-20 anni), in quanto aveva vantaggi sia per i produttori che per gli acquirenti. Adesso le cose però potrebbero cambiare. Un piccolo segnale lo dà una sentenza del tribunale tedesco di Amburgo del 24 marzo scorso che stabilisce un principio che può avere conseguenze importanti non soltanto in Germania. I giudici per la prima volta hanno stabilito che il prezzo del gas non deve essere più collegato a quello del petrolio.

La stangata per gli italiani non arriva soltanto dal rincaro del carburante ma anche dall’aumento delle tariffe. A partire da aprile, infatti, verranno aggiornate le tariffe e Adusbef e Federconsumatori stimano che questo porterà ad un aggravio annuale pari a 761 euro a famiglia. Responsabile degli aumenti sono «i rincari autostradali, il continuo aumento del prezzo della benzina nonché – indica una nota – l’aumento stimato dal primo di aprile per la bolletta del gas del 3 per cento pari ad un aumento di 34 euro annui dopo quello avvenuto precedentemente di 28 euro».

Gli italiani, colpiti da tutte queste tasse, si chiederanno a questo punto quali vantaggi hanno avuto dalle privatizzazioni delle aziende pubbliche avvenute negli anni Novanta. E anche qui la risposta è negativa:  nessuno. Lo ha affermato chiaramente la Corte dei Conti nel rapporto su «Risultati e obiettivi delle operazioni di privatizzazioni di partecipazioni pubbliche», facendo riferimento anche alle banche e alle autostrade. I privati non sono più efficienti del pubblico: per far tornare in attivo le aziende privatizzate i nuovi gestori si sono limitati ad aumentare le tariffe contando sulle posizioni di forza da loro occupate. Nel rapporto si sottolinea che l’aumento della capacità di generare profitti delle utilities privatizzate «è in larga parte dovuto più che a recuperi di efficienza sul lato dei costi all’aumento delle tariffe che, infatti, risultano notevolmente più elevate di quelle richieste agli utenti di altri Paesi europei».

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