ATENE – Ore 8 dell’ennesimo lunedì nero di un giorno di fine 2011. Facciamo novembre, mese dei morti, visto che la Grecia ha il ” battito cardiaco di un cadavere”. L’ipotesi del default finanziario è diventata una realtà: Atene dichiara bancarotta. Il cittadino medio corre in banca, ma sono tutte chiuse, sono fallite immediatamente. Proteste di piazza, scontri, manifestazioni. Il governo ha deciso l’uscita unilaterale dall’euro, nonostante il ritorno alle monete nazionali non sia previsto dalle norme del Trattato. Il Parlamento greco ha deciso di non chiedere una revisione del Trattato, non vuole aspettare. Preferisce affrontare il default e permettere alla dracma di svalutarsi per favorire le esportazioni e gli investimenti stranieri in patria.
Il sogno è recuperare come l’Argentina: ma sono stati necessari sei anni prima di tornare ai livelli pre bancarotta. La mossa “illegale” del governo greco ha conseguenze immediate: il telegiornale annuncia che in media ogni cittadino perderà il primo anno circa 10 mila euro, e tra i 3 e i 4 mila i successivi. Visto che l’euro continua ad esistere si pone la questione delle obbligazioni dello Stato. Nessun dubbio: Atene le converte in dracme, a questo punto abbondantemente svalutata. Affrontiamo ogni rischio legale, si dice alla Banca di Grecia, tanto non abbiamo più nulla da perdere e i tribunali ci daranno ragione. Non i tribunali dei paesi creditori che esigeranno compensazioni impossibili per l’aumento di rischio collegato a una moneta svalutata. Ma sarà l’impasse e si imporrà una soluzione negoziata per uscirne.
Più o meno come adesso, che il default greco non esiste, grazie all’accanimento terapeutico dell’Europa. E’ vero, la Grecia è in coma farmacologico, ma una sua uscita dall’euro, non è praticamente possibile. I fondatori della moneta unica, attraverso l’articolo 53, hanno di fatto reso impossibili defezioni dal club dell’euro. In teoria potrebbe sfilarsi la Germania e in quel caso i problemi legati alla conversione dei titoli di stato sarebbero di diversa natura, da un punto di vista economico potrebbe essere un vantaggio contare sul marco. Ma questa è un’altra storia.
