La banca centrale australiana ha reagito alla ripresa dell’economia nazionale rialzando il tasso ufficiale di interesse. L’aumento è stato di un quarto di punto: il tasso è stato portato al 3,25%, dopo 5 mesi al 3%, che era il livello minimo negli ultimi 49 anni.
L’Australia diventa così il secondo paese, dopo Israele, a ricominciare a stringere la politica monetaria. Il governatore della Reserve Bank, Glenn Stevens, aveva ripetutamente descritto il tasso del 3% come “livello di emergenza”, dopo la rapida successione di tagli dal 7,25% precedente allo scoppio della crisi globale.
Il fatto che l’Australia abbia evitato la “recessione tecnica” di due trimestri di Pil negativo, e i recenti miglioramenti rilevati nell’attività economica, hanno dato alla banca sufficiente fiducia che il peggio sia passato e che la ripresa sia sostenibile, grazie in gran parte alla crescita della Cina, massima importatrice di materie prime.
«Le prospettive per i partner commerciali asiatici dell’Australia appaiono notevolmente migliori della maggior parte delle economie avanzate», scrive Stevens nella sua relazione. «La forte crescita in Cina ha avuto un impatto significativo sulle altre economie della regione e sui mercati delle materie prime».
