Come accade ogni anno, dal 1 gennaio scatteranno gli aumenti delle tariffe autostradali. In verità, spiega un articolo del Sole 24 Ore del 29 dicembre, si dovrebbe trattare di adeguamenti, per cui in linea teorica l’effetto combinato degli investimenti fatti e dell’efficienza sui costi potrebbe determinare anche una riduzione delle tariffe, cosa che però, spiega il Sole 24 Ore, non accade mai.
Quest’anno ci sarà addirittura un raddoppio rispetto al 2009 dell’aumento medio di tutto il comparto delle concessionarie autostradali, che sarà pari a un +6 per cento rispetto al 2,71 per cento dello scorso anno.
I vari gestori delle tratte si comportano in modo diverso: Aspi ad esempio, riduce l’aumento rispetto allo scorso anno. C’è tuttavia chi aumenta invece le tariffe raggiungendo picchi che arrivano a toccare il 20 per cento.
I decreti con cui l’Anas dovrebbe rendere operativi gli aumenti richiesti dalle concessionarie ieri non erano ancora stati mandati all’ente dai ministeri competenti, Infrastrutture ed Economia. L’Anas ha comunque tempo fino alla mezzanotte del 31 gennaio, ma è probabile che la firma arrivi entro il 30 dicembre.
Da quello che emerge, si sa che gli italiani che si metteranno in viaggio in auto nei primi giorni del 2011 troveranno al casello un aumento medio dei pedaggi sulle tratte gestite direttamente da Autostrade per l’Italia (Aspi), gruppo Benetton, inferiore a quello del 2009: il rincaro medio sarà attorno all’1,9 per cento contro il +2,4 per cento dello scorso anno.
Aspi gestisce il 53 per cento della viabilità autostradale nazionale, per un totale di 1.100 chilometri (tra cui l’autostrada Milano-Napoli, la Milano-Brescia, l’autostrada del Sole): alla sua convenzione fanno riferimento ben 17 tratte i cui incrementi tariffari possono oscillare dall’1 al 4 per cento e oltre, ma la cui media porta al valore dell’1,9 per cento. La riduzione rispetto al 2009 (ma anche al 2008, quando l’incremento era stato sempre del 2,4 per cento) è determinato dalla componente della formula tariffaria legata all’inflazione reale (Aspi è praticamente l’unica concessionaria con la formula ancorata all’inflazione reale; per le altre vale l’inflazione programmata) perchè l’incremento dei prezzi è stato piuttosto contenuto nel 2010. La componente della formula che remunera gli investimenti, invece, è in aumento perchè Autostrade continua a investire nei lavori: a fine 2010 la società ha realizzato 1,5 miliardi di investimenti, con un aumento del’11 per cento rispetto al 2009.
Se questi conti appartengono alle buone notizie – aggiunge l’articolo del Sole – c’è anche un rovescio della medaglia che mostra tratte gestite da altri imprenditori, in particolare il gruppo Gavio, in cui gli aumenti in alcuni casi rasentano il 20 per cento.
A questo va aggiunto il fatto che nel corso del 2010 è stata finalmente sbloccata l’approvazione di una decina di convenzione che erano state tenute al palo dal Cipe. Questa tornata di nuove convenzioni determinerà per alcuni gestori aumenti tra il 3 e il 4 per cento (tra queste una serie di convenzioni riconducibili al gruppo Aspi), in altri porterà aumenti ben più consistenti: è il caso delle Autovie Venete, le cui tratte registreranno aumenti dei pedaggi dell’ordine del 11 per cento (anche se va detto che lo scorso anno Autovie aveva avuto incrementi pari a zero). Sempre restando in Veneto, anche la Brescia-Padova dovrebbe vedersi riconoscere incrementi nell’ordine del 10 per cento, contro il 6,5 per cento del 2009.
Il gruppo Gavio, anche per via della riforma del meccanismo del riequilibrio del piano finanziario delle convenzioni autostradali volute dall’ex ministro Antonio Di Pietro, si trova anche quest’anno in testa alla classifica degli aumenti maggiori. Le due tratte della Satap che collegano Torino a Milano dovrebbero ottenere aumenti a doppia cifra, dell’ordine del 19-20 per cento, ritornando ai livelli di incrementi del 2008 (nel 2009 l’adeguamento era stato del 15,5 per cento). Anche la Torino-Piacenza dovrebbe avere un incremento dei pedaggi a doppia cifra (+9,5 per cento nel 2009).
L’effetto combinato delle impennate sulle tratte gestite dal gruppo Gavio e delle nuove convenzioni approvate è alla base del sensibile aumento medio dei pedaggi rispetto al 2009: con esso cresce in modo consistente anche la quota che sarà girata all’Anas, che dovrebbe passare da 300 milioni a circa 600 milioni.