Per assistere le persone non autosufficienti l’Italia, cioè i contribuenti, spendono ogni anno 17,3 miliardi di euro, che corrisponde all’1,13 per cento del prodotto interno lordo. A questo 1,13 per cento, scrive il sole 24 ore, bisogna poi aggiungere un altro punto di pil che finisce in aiuti agli anziani che beneficiano dei servizi ospedalieri.
Per di più, il rapporto annuale sulla non autosufficienza in Italia sottolinea che la cifra è destinata a “crescere di pari passo con l’invecchiamento della popolazione”.
Lo studio, presentato dai ministri del Lavoro, Maurizio Sacconi, e da quello della Salute, Ferruccio Fazio, evidenzia che “un quarto della spesa sanitaria e socio-sanitaria assistenziale è legata alla cronicità e alla non autosufficienza”.
In Italia, ha sottolineato Fazio alla presentazione, le persone non autosufficienti sono almeno 2,6 milioni, di cui 2 milioni anziane. Una situazione che riguarda quasi una famiglia su dieci e che rischia di esplodere, nel 2051, quando gli over 65anni diventeranno il 34,5% della popolazione (oggi, sono il 20 per cento).
Il quadro però non è lo stesso in tutte le regioni: “Il divario Nord-Sud – scrive il rapporto – emerge in tutta la sua forza con Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Lombardia che “prendono in carico” a diverso titolo (in rapporto alla popolazione) il triplo degli anziani non autosufficienti di Campania, Puglia, Calabria. Lo stesso parametro raggiunge il valore di 4-5 volte se si considera la percentuale di anziani utenti di strutture”. A supplire alle carenze è la famiglia o ricoveri ospedalieri impropri.
Per far fronte a questa situazione, il ministro Sacconi ha rilanciato sulla collaborazione tra pubblico e privato. “In questa direzione – ha detto – possono avere un ruolo importante i fondi integrativi sanitari e socio-sanitari, che dovrebbero essere visti come una risorsa in grado di supportare il Ssn e di garantire ai cittadini il diritto e la responsabilità di scelta delle prestazioni nonchè una efficace ed efficiente gestione delle loro risorse”.
Rispetto ai Paesi dell’Europa del Nord: l’Italia presenta una minore diffusione dei servizi domiciliari e di quelli residenziali.il 4,9% contro il 13% dell’Europa settentrionale per l’assistenza domiciliare e il 3% nell’area della residenzialità contro valori europei pari al 6-8%.