ROMA – Dati manipolati nei bilanci di Banca Etruria, carenze documentali (a partire dall’archivio informatico), sottovalutazione delle sofferenze quando non mancata trascrizione a bilancio, conflitti di interesse nell’erogazione dei crediti: è quanto emerge dalla relazione della Banca d’Italia ora al vaglio del procuratore di Arezzo Roberto Rossi (ma anche sulla sua posizione grava un’ipotesi di conflitto di interessi ora all’esame del Csm).
Soprattutto, denunciava già la Banca d’Italia, nulla è stato fatto per accogliere i gravi rilievi emersi dalla verifica interna della stessa Banca Etruria. Sul Messaggero troviamo i 5 punti, le 5 responsabilità che potrebbero mettere nei guai penali i vertici della banca (papà del ministro Boschi compreso): «la gestione delle patologie creditizie», «l’analisi del processo gestione del credito», la «gestione delle garanzie», «il monitoraggio del credito», «la verifica dei crediti deteriorati».
«L’internal audit, in corso di accertamento – scrivono gli ispettori – ha sottoposto a verifica un campione di sofferenze (di importo inferiore a 50 mila euro) e di incagli (a campione senza soglie di importo) dall’analisi è emerso che, con riferimento alle sofferenze, il 57% dei rapporti (307 su 539) non risultava allineato alla policy aziendale di svalutazione (meno rigorosa) vigente fino al 29 dicembre 2014.
Per quel che concerne gli incagli – si legge – il 20% dei rapporti (53 su 264) era da riclassificare a sofferenza, mentre, con riguardo alle rettifiche di valore, il 37% (98) non risultava allineato alle regole interne». La relazione degli ispettori, che ha decretato il commissariamento, evidenzia «significative carenze nella gestione documentale delle partite deteriorate». (Valentina Errante, Il Messaggero).