ROMA – Quando la Banca d’Italia ha proceduto l’anno scorso nei confronti dei dirigenti di Banca Etruria per le responsabilità nel dissesto dell’istituto, una multa di 84mila euro è stata comminata anche al presidente del collegio sindacale: cioè Massimo Tezzon, fino al 2008 numero due della Consob, l’autorità che vigila sui mercati. L’articolo di Fabio Pavesi sul Sole 24 Ore rivela un passaggio importante – e cioè la nomina di un profilo di chiara reputazione ai vertici della banca – nella ricostruzione della catena di mancati controlli che hanno reso possibile il crack finanziario, da cui un salvataggio che ha lasciato a bocca asciutta i risparmiatori che avevano sottoscritto le famigerate obbligazioni subordinate.
Tezzon è uomo di spicco: dal 1999 al 2008 è stato ininterrottamente direttore generale della Consob, di fatto il numero due dell’Authority di Vigilanza sui mercati. Ebbene dopo aver lasciato la Consob, due anni dopo fa il suo ingresso nell’Etruria del ribaltone del presidente Fornasari, che ha estromesso il vecchio dominus della banca, Elio Faralli. Nel 2010 entra in banca ad Arezzo e viene nominato presidente del collegio dei sindaci della banca.
Del resto come non apprezzare la scelta? L’ex numero due della Consob per oltre un decennio, e uomo cresciuto professionalmente nell’istituzione pubblica dove lavora dal lontano 1974, è una garanzia di estrema professionalità per la banca. Non basterà però la competenza di Tezzon a salvare l’Etruria dal lungo e lento dissesto che comincia poco dopo il suo ingresso. (Fabio Pavesi, Il Sole 24 Ore).
Tezzon, oltre alla carica in Etruria, va ricordato è attualmente anche segretario generale dell’OIC, Organismo Italiano di Contabilità, fondazione giuridica partecipata dai consigli dei ragionieri, dall’Abi, da tutte le associazioni di categoria, dalla Borsa, con il favore dei Ministeri di Giustizia e Tesoro e delle autorità di regolamentazione Banca d’Italia compresa. Un centro di elaborazione documentale e normativa che a giusto titolo influenza la determinazione dei principi contabili dello Stato.
Il sito dell’Espresso ricorda come fino al 2012 Tezzon abbia partecipato alla governance della società Ciccolella, “l’impero dei fiori che ha fatto crack”, con una esposizione finanziaria nei confronti di Banca Marche (salvata come Etruria) da 64 milioni di euro finiti nel cumulo di sofferenze che hanno strangolato l’istituto. Oltre che, sempre Tezzon, “sindaco della Sator di Matteo Arpe, della Banca Popolare dell’Etruria e dell’Atac durante la giunta di Gianni Alemanno“.