
ROMA – Se anche i bancari scendono in piazza…è il segno di una crisi senza sconti. Per la prima volta i sindacati di categoria organizzeranno un corteo il prossimo 31 ottobre in occasione dello sciopero unitario, l’ultimo dei quali risale a ben 13 anni fa. Scioperano contro la disdetta anticipata del contratto collettivo consegnata dall’Abi e non a caso la manifestazione si terrà a Ravenna, sede della locale Cassa di Risparmio di cui è presidente Antonio Patuelli, da gennaio nominato al vertice dell’Abi. L’associazione bancaria italiana con la disdetta unilaterale anticipata del contratto ha provocato l’ira dei sindacati e la conseguente proclamazione dello sciopero.
In contemporanea al corteo di Ravenna si terranno manifestazioni anche a Roma, Milano, Genova, Padova, città ”simbolo” dicono i sindacati, di difficoltà per le banche. Ma due presidi a Roma e Milano si avranno anche il 30, in occasione della giornata mondiale del Risparmio dell’Acri che vedrà la presenza del governatore di Bankitalia Ignazio Visco e del ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni. Qui avrà luogo una “operazione simpatia” rivolta alla cittadinanza: i rappresentanti dei lavoratori bancari scenderanno nelle piazze e nelle strade per distribuire ai cittadini una rosa, a simboleggiare la volontà di costruire un “nuovo modello di sistema bancario, che torni a dare credito ad aziende sane, famiglie e pmi, e sia attento alle imprese e ai territori, con una migliore qualità del credito”, così come sostenuto all’unisono da tutti i rappresentanti sindacali.
I sindacati accusano l’Abi di non voler rinnovare il contratto nazionale, siglato nel gennaio 2012, e puntare, dopo la scadenza del 30 giugno 2014, a contrattazioni aziendali ‘‘sul modello Marchionne’‘, rompendo una tradizione di relazioni industriali improntata alla collaborazione. I sindacati puntano il dito contro i maxi stipendi dei vertici, il modello che punta a utili a breve con la finanza a scapito di credito a famiglie e imprese e a un’opera di risanamento dei bilanci che passa attraverso nuovi esuberi dei lavoratori.
La protesta dei bancari non si rivolge solo alla difesa del contratto nazionale, ma anche a quella del fondo di sostegno al reddito e all’occupazione: “Non stiamo scioperando per un aumento di stipendio – ha precisato Giulio Romani, segretario generale Fabi – ma perché la categoria è senza contratto e rischia di restare senza fondo per l’occupazione, rendendo così il sistema bancario sempre più disarticolato”. Le banche dal canto loro sottolineano come il peggiorare della crisi rispetto al 2012 ha reso gli oneri previsti dal contratto gravosi e insostenibili.
