Il presidente delle Generali, Cesare Geronzi, torna a parlare per la terza volta in poco meno di un mese di fondazioni bancarie. E insiste nel giudicare ”opportuna” una verifica sulle regole degli enti che custodiscono nei loro forzieri buona parte della proprietà del sistema bancario italiano al fine di ”rafforzare” la loro autonomia e definire meglio i rapporti con chi elegge i componenti degli enti e con il sistema bancario.
Pur riconoscendo la ”fondamentale funzione” svolta ”per la riorganizzazione e il consolidamento” del sistema (la foresta pietrificata ‘disboscata’ e privatizzata proprio attraverso il ricorso alle fondazioni), Geronzi ha detto di non giudicare ”inopportuna la sollecitazione, a 20 anni dalla legge Amato-Carli di riforma della banca pubblica e a 12 dall’adozione della normativa Ciampi, a considerare se e quali innovazioni introdurre” nell’ordinamento degli enti.
”Rafforzare l’autonomia” delle fondazioni, ”migliorare ancora il sostegno ai settori dell’intervento istituzionale, definire in modo più specifico il rapporto con gli enti che concorrono a formare i loro organi e con il sistema bancario” sono, secondo Geronzi, le questioni che avrebbero bisogno di un ‘tagliando’. Il tema era stato sollevato già all’indomani dell’uscita di Alessandro Profumo da Unicredit. Respingendo le ricostruzioni che lo additavano come mandante della ‘cacciata’, Geronzi aveva chiamato in causa le fondazioni, colpevoli di aver gestito il ricambio al vertice con modalità da ”banchetta di provincia”.
”Rischiano di disgregare il sistema”, aveva affermato Geronzi, mettendo in guardia dal pericolo di ”una politica che vuole allungare le mani sulle banche”. Riferimento alla Lega che, attraverso gli enti, punterebbe a condizionare gli istituti di credito. Da qui la necessita’ di ”oggettivi, rigorosi criteri di professionalità ed indipendenza” nella scelta dei componenti delle fondazioni e dei loro rappresentanti nei cda delle banche.
A Geronzi avevano replicato Dino de Poli, presidente di Cassamarca, e Giuseppe Guzzetti, presidente della Cariplo e dell’Acri, difendendo l’autonomia delle Fondazioni, rivendicando il merito di ”scelte rilevanti per il Paese” e sottolineando il ruolo ”positivo” degli enti teso ”ad aggregare e consolidare” il sistema.