Le banche non prestano più: tassi alle imprese al 5%, alle famiglie fino al 14%

Le banche non prestano più: tassi alle imprese al 5%, alle famiglie fino al 14%

ROMA – Le banche non prestano più: tassi alle imprese al 5%, alle famiglie fino al 14%. La contrazione del 3,7% nei prestiti al settore privato (famiglie e aziende) a ottobre rappresenta “la maggior flessione storica”, secondo le statistiche della Banca d’Italia. In particolare il -4,9% riguardante le imprese “è un calo storico”, mentre quello di -1,3% per i nuclei familiari non è un minimo assoluto. Resta che il crollo degli impieghi aumenta non solo la difficoltà a finanziarsi da parte di imprese e famiglie: indebitarsi significa scontare tassi che per le imprese piccole superano in media il 5%, per le grandi al 4,36%, per quelle che non producono utili fino al 9%, mentre su un prestito personale la banca arriva a chiedere fino al 14%. Qui, a proposito di prestiti personali, il tasso annuo  medio effettivo (Taeg e spese comprese) sarebbe in calo (9,28% a ottobre su base annua, contro il 9,65% dell’anno scorso) ma ancora fuori scala se si tiene conto i bassissimi tassi con cui le banche si approvvigionano (tasso Bce allo 0,25%).

Si tratta di un circolo vizioso, il cosiddetto credit crunch, per cui nel momento in cui ne hanno più bisogno, famiglie e imprese non riescono ad accedere ai prestiti: le banche danno la colpa alla crisi e a un calo strutturale della domanda, le controparti accusano che la crisi è più forte proprio per effetto della stretta creditizia. I sistema nel frattempo si avvita con imprese che non riescono a lavorare perché per far fronte alla crisi dovrebbero investire potendo contare sul supporto finanziario. Del resto le banche devono confrontarsi con un aumento vertiginoso delle sofferenze, cioè quei crediti che non possono sperare di recuperare. I prestiti delle banche al sistema produttivo sono tra le voci più rilevanti fonti di reddito del sistema: per le società non finanziarie la voce sofferenze ha superato per la prima volta a ottobre quota 100 miliardi, il quadruplo rispetto ai livelli pre-crisi.

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Warsamé Dini Casali