Le operazioni di finanza derivata fatte in Italia negli anni ’90, «avevano il fine di diminuire il costo del debito pubblico e non avevano come obiettivo quello di nascondere l’ effettivo stato dei conti pubblici». È quanto spiegano fonti della Banca d’Italia in merito a indiscrezioni di stampa, rilevando come tali operazioni siano state pubblicamente verificate e certificate da Eurostat e “sono state pubblicamente giustificate dalla Commissione europea”.
Al riguardo, si nota, l’allora Commissario Ue all’Economia, Pedro Solbes sottolineò che questo tipo di operazioni non solo non implicava alcuna manipolazione delle cifre, ma rappresentava uno strumento per migliorare la gestione del debito pubblico.
Inoltre all’epoca (novembre 2001) il ministero dell’Economia e delle Finanze italiano diffuse un comunicato stampa in cui si rilevava come «in questi anni, la gestione del debito pubblico italiano ha avuto come obiettivo principale quello di minimizzare l’onere del servizio del debito per il contribuente italiano. È stata improntata ai massimi criteri di efficienza e di trasparenza prevalenti sul mercato e ha ricevuto ampi riconoscimenti da parte degli operatori di mercato nazionali e internazionali».
In ogni caso, il governatore Mario Draghi non ha avuto nessun ruolo nelle operazioni di derivati swap realizzati da Goldman Sachs. Draghi, infatti, sarebbe arrivato come vicepresidente solo in seguito.
