La recessione che, iniziata nel dicembre 2007, sta mettendo in ginocchio gli Stati Uniti, potrebbe «finire nel 2009».
Lo ha detto il presidente della Federal Reserve degli Usa, Ben Bernanke, testimoniando davanti alla commissione bancaria del Senato: «il 2010 potrebbe essere l’anno della ripresa», ha detto, se le azioni intraprese dal Governo porteranno alla stabilizzazione dei mercati finanziari.
Oggi «l’economia americana sta sperimentando una severa contrazione» ha proseguito il presidente della Fed. «Il Pil americano è sceso nel terzo trimestre del 2008, e questa flessione si è accentuata considerevolmente nel quarto trimestre. Una profonda contrazione dell’attività economica sembra continuare anche nel primo trimestre» del 2009. Però una ripresa totale dell’economia dalla recessione potrebbe avvenire solo più in là: «È probabile che per una piena ripresa dell’economia dall’attuale fase di recessione ci vogliano più di due o tre anni».
Il presidente della Fed ritiene che non sarà necessaria la nazionalizzazione delle maggiori banche per garantire la loro operatività: «non occorre avere il controllo o la maggioranza del capitale per lavorare insieme con le banche». Quello che si deve fare «è essere sicuri che gli istituti bancari abbiano sufficienti capitali per operare nelle loro funzioni e, allo stesso tempo, esercitare un adeguato controllo per essere certi che stiano facendo tutto ciò che è necessario per arrivare a un risanamento».
Parlando della politica monetaria della Federal Reserve, Bernanke ha sottolineato che «il tasso sui Fed Funds rimarrà a livelli eccezionalmente bassi per un certo periodo». La Fed durante la riunione dello scorso 16 dicembre aveva abbassato i tassi di interesse a un range compreso tra lo 0 e lo 0,25%, un livello a cui li aveva lasciati nel successivo incontro del 28 gennaio. La Fed è pronta a «usare tutti gli strumenti disponibili per stimolare l’attività economica e migliorare il funzionamento dei mercati finanziari»
Intanto però la fiducia dei consumatori Usa è crollata in febbraio al nuovo minimo storico. È quanto emerge dal rapporto del Conference Board, secondo cui l’indice relativo è sceso a quota 25 punti, il livello più basso da quando è iniziato questo tipo di rilevamento (1967), contro i 37,4 punti di gennaio. Gli analisti attendevano un calo a 35,5 punti. Il Conference Board ha rilevato un netto deterioramento delle aspettative dei consumatori per i prossimi sei mesi: l’indice è infatti sceso a 27,5, (dal precedente 42,5) che rappresenta anche in questo caso un minimo record. Quanto alla percezione delle condizioni attuali, l’indice è sceso a quota 21,2 da 29,7 di gennaio. In particolare, la percentuale di americani che si attende un aumento dei salari nell’arco dei prossimi sei mesi è scesa al 7,6% dal precedente 10,3%. Quanto all’evoluzione del mercato del lavoro, la percentuale di cittadini che vede prospettive occupazionali positive è crollata al 4,4% (dal 7,1%), mentre quella che ritiene più difficile trovare lavoro è balzata al 47,8%, ai massimi dal 1992.