Londra dice no al bilancio comunitario e, assieme all’Aja, prende in ostaggio l’Europa. Ma gli euroscettici David Cameron e Mark Rutte dovranno ancora vedersela con i 25 paesi che nell’Ue ci credono davvero. E’ passata infatti senza che fosse possibile raggiungere un accordo tra Consiglio e Parlamento europei la scadenza di mezzanotte, ultimo termine per l’approvazione della ”Finanziaria” 2011 della Ue. Le conseguenze sono potenzialmente gravi: il Commissario al Bilancio, Janusz (RPT: Janusz) Lewandowski, ha ricordato che “a febbraio mancheranno 6 miliardi per la politica agricola”.
Non ci saranno, tra l’altro, fondi per il servizio diplomatico e le autorità di governance economica. Ad opporsi al raggiungimento di qualsiasi possibile accordo sui tre punti considerati fondamentali dal Parlamento europeo (meccanismo di flessibilita’ sui bilanci 2012 e 2013, risorse proprie, definizione del quadro pluriennale 2014) sono state le rappresentanze di Gran Bretagna e Olanda, con il sostegno della Svezia. Nella fase finale della ormai evidentemente inutile conciliazione, il capo della Commissione parlamentare Bilancio, il francese Alain Lamassoure, ha osservato che ”per la dignita’ delle istituzioni e’ meglio constatare che non e’ possibile trovare un accordo, se continuassimo saremmo all’asilo nido”.
La presidenza belga, come ultima chance, ha cercato di indurre il Parlamento ad approvare comunque il bilancio 2011 sul quale c’era perfetto accordo sui tetti di spesa al +2,91% chiesti dal premier britannico David Cameron, rimandando ad una fase successiva la discussione politica sul ruolo del Parlamento. La delegazione parlamentare, guidata dal polacco Jerzi Buzek, ha constatato invece la mancata disponibilita’ del Consiglio. Ora sara’ la Commissione Europea a dover formulare una nuova proposta di bilancio, ma la questione politica finira’ sul tavolo del vertice dei leader europei in programma il 16-17 dicembre a Bruxelles. Per evitare l’esercizio provvisorio che di fatto bloccherebbe i fondi europei il Parlamento potrebbe convocare una sessione plenaria straordinaria pochi giorni prima di Natale.
Che la ‘battaglia del grano’ sarebbe stata dura lo si era capito già prima della sessione plenaria di Strasburgo che a ottobre ha scompaginato il bilancio 2011. La commissione in primavera prevedeva un aumento delle entrate (e quindi delle contribuzioni nazionali) del 6% ma il Consiglio aveva tagliato ad agosto l’aumento al 2,91%. Quando il Parlamento ha ripristinato le cifre iniziali è arrivato il diktat di David Cameron. Il premier inglese in Consiglio europeo aveva tuonato: non si può stringere la cinghia in casa e dare aumenti all’Unione Europea. E’ quello delle ‘risorse proprie’, il vero terreno dello scontro. E lo si è capito oggi quando dopo quattro ore di consiglio straordinario sul bilancio, fonti comunitari hanno rivelato che non è stato possibile trovare un accordo accettabile per il Parlamento. I rappresentanti dei 27 governi dovevano concordare una dichiarazione che garantisse il ruolo del Parlamento. alla fine hanno tirato fuori un testo che il commissario Lewandowski ha definito “un insulto al Parlamento”.