BlackRock, non solo Unicredit. In Italia quote in Intesa, Generali, Telecom…

BlackRock (Foto Lapresse)

NEW YORK – BlackRock non è solo Unicredit. Il colosso americano degli investimenti, con i suoi 4.300 miliardi di dollari di azioni in società di tutto il mondo e diecimila dipendenti in 30 diversi Paesi ha più che un piede nella finanza italiana. Oltre al 5,35% in Unicredit, che lo rende il primo azionista della banca, BlackRock è il secondo azionista dell’altro maggiore gruppo bancario italiano, Intesa SanPaolo, dove è presente con il 5%. Ha poi poco meno del 5% di Ubi Banca, il 7,78% di Telecom Italia, il 3% di Generali, il 4% di Fiat Industrial, il 2% di Mediaset, circa il 5% di Atlantia, Azimut e Prysmian, riferisce Massimo Gaggi sul Corriere della Sera.

In realtà il gruppo americano investe ovunque, non solo in Italia, sempre grazie al sistema Aladin che analizza senza sosta i rischi legati ad ogni investimento che viene fatto. Anche se controllatissimi e apparentemente vasti soprattutto in Italia, in realtà, fa notare Gaggi, i profitti di BlackRock non sono molto maggiori rispetto a quelli di Blackstone, piccolo fondo di privaty equity salito alla ribalta delle cronache italiane per l’acquisizione del palazzo di Via Solferino, a Milano, sede storica del Corriere della Sera.

Proprio sotto l’ombrello di Blackstone Laurence Fink, ebreo californiano che nel 1988 fondò BlackRock, creò la propria prima creatura, la società di investimenti First Boston. Nel 1994 Fink lasciò Blackstone e spinse per l’ascesa di BlackRock, acquisendo nel 2006 Merrill Lynch Investment Managers e tre anni dopo Barclays Global Investors.

Spiega Gaggi:

“BlackRock investe in tutti i mercati mondiali, ma ha anche un rapporto molto solido col governo americano da quando, scoppiata la tempesta finanziaria del 2008, è stata chiamata dalla Federal Reserve e dal Tesoro a dare un contributo di primo piano al salvataggio di Wall Street. Ha ricevuto riconoscimenti (ma ha sollevato anche qualche dubbio di conflitto d’interesse) per come ha aiutato il governo americano a smaltire l’enorme mole di titoli immobiliari «tossici» che si erano accumulati, ad evitare il tracollo delle finanziarie immobiliari Fannie Mae e Freddie Mac, a smantellare in modo non traumatico la Bearn Stearns (la banca d’affari che crollò poco prima della Lehman Brothers) e a salvare il gruppo assicurativo AIG”.

 

 

 

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Maria Elena Perrero