La Cina teme l’inflazione e lo scoppio di una bolla immobiliare. Pechino, quindi, ritocca per la seconda volta in due mesi, i tassi verso l’alto, antipasto di quello che sarà un 2011 caratterizzato da una politica monetaria “prudente”.
Due, in particolare, i crucci, del presidente Wen Jabao. In primo luogo l’inflazione che, a novembre, ha toccato il 5,1%, record negli ultimi 28 mesi. Non solo: il 2010 si dovrebbe chiudere con un tasso annualizzato al 3,3%, cioè 30 punti base più alto rispetto al 3% previsto dal governo.
Ma la prima preoccupazione degli analisti cinesi rimane il possibile scoppio di una bolla immobiliare. alimentata dall’iniezione massiccia di liquidità garantita per fronteggiare la crisi economica. Inflazione e aumento dei prezzi delle case sono, per il governo cinese, estremamente pericolosi, perchè possibile causa di agitazioni sociali e rivendicazioni salariali.
Dopo tre anni senza ritocchi, quindi, la Cina rialza per due volte (il 19 ottobre e il 27 dicembre) i tassi in due mesi. La previsione degli analisti, in ogni caso, è che la mossa non avrà rilevanti ripercussioni sui mercati internazionali. Da Bank of America, infatti, fanno sapere che la decisione era attesa e l’impatto sarà modesto o comunque positivo.
