ROMA – La crisi è finita, il peggio è alle spalle, il prodotto interno lordo torna a crescere… ma c’è un dato, clamoroso, che fotografa una realtà diversa da quella raccontata dal Governo: 31 miliardi di euro, qualcosa come il 2% del Pil nazionale, di rate e bollette non pagate e che cresce di anno in anno. Una situazione di vera e propria emergenza in alcune regioni come la Sicilia dove i debiti non onorati superano il 5% della ricchezza prodotta. Trentuno virgola quatto milioni di pratiche lavorate solo nel 2010, 14% in più rispetto al 2009. Settantacinque per cento del debito a carico di privati e 17,5 milioni, pari al 55,9% delle pratiche, che riguarda bollette non pagate di luce, gas, telefonia, Adsl. E solo 8 miliardi di euro dei crediti incassati. Il tasso di recupero è pari al 26,1%. Il 53% delle pratiche ha esito positivo con recupero totale o parziale dei crediti. Lo rivelano i dati di Unirec, l’Unione nazionale delle imprese di recupero crediti, nel «Primo rapporto annuale dei servizi per la tutela del credito» realizzato in collaborazione con Il Sole 24 Ore, che verrà presentato a Roma venerdì 20 maggio e anticipato dal quotidiano di Milano.
Pagine e pagine di documenti che raccontano la difficoltà delle famiglie ad arrivare a fine mese e il potere di acquisto che si assottiglia sempre più. I due terzi delle pratiche riguardano proprio i privati e si scopre che più della metà dei debiti non onorati riguarda bollette di luce, gas, telefonia o servizi Adsl, la vita quotidiana quindi, le piccole e imprescindibili spese delle famiglie, non avventurose spese per case o beni di lusso e, in quanto tali, superflui. Un’altra quota del 38% si riferisce invece a finanziamenti a rate, carte revolving e mutui, mentre si affaccia una nuova frontiera: multe o tasse sui rifiuti non pagate alla pubblica amministrazione (5,8%). Scende anche a 983 l’importo medio delle pratiche che aveva superato la soglia dei mille euro nel 2009.
E se l’ammontare del tesoro aumenta, con lui cresce anche la difficoltà di riscuotere: lo scorso anno gli addetti sono riusciti a scovare solo 8 miliardi di euro. Un tasso del 26%, cinque punti in meno rispetto al 2007. La mappa delle regioni vede in testa il Sud nel triste primato dei crediti da recuperare, ma anche nella difficoltà di incassarli. «La nostra – dice Marcello Grimaldi, coordinatore Unirec della macroregione Calabria e Sicilia – è spesso una missione impossibile. I debitori sono soprattutto famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese e i debiti non onorati riguardano in particolare le bollette. La difficoltà è evidente, tanto che spesso chi ci incarica di recuperare il credito è disposto a pagare un prezzo più alto per il nostro servizio». Sono due i primati vantati dalla Sicilia: la regione è al primo posto per numero di pratiche (4,2 milioni) e per somme da recuperare (4,4 miliardi), mentre incassare è difficile in Puglia e Campania (dove riesce a rientrare rispettivamente appena il 18 e il 19% degli importi). A Napoli poi «bisogna fare i conti con cattivi pagatori molto creativi – racconta Carlo Giordano, responsabile macroregionale per Campania e Puglia – spesso i citofoni vengono bruciati o staccati e diventa impossibile rintracciare le persone. Questo richiede uno sforzo enorme. In Puglia, invece, i debitori non si nascondono, ma intavolano una vera e propria negoziazione. Noi cerchiamo di far capire che è importante saldare i propri debiti per mantenere una buona reputazione». Ma la buona reputazione non sempre vale tanto denaro quanto l’ammontare del debito e non sempre le famiglie, anche quando tengono alla reputazione, sono in grado di saldare quanto dovuto.
La somma estremamente alta di debito accumulato, e soprattutto la tipologia di debito, testimoniano che spesso non si paga non per fare i furbi, ma perché non ci sono i soldi. Al Nord il tasso di successo delle pratiche aumenta, ma il problema non riguarda solo il Sud e oltre il Po cambiano le dimensioni del fenomeno, non la sostanza. «Anche qui – dice Mariano Bucciarelli, responsabile Unirec per il Nord Ovest – esiste il problema dell’irreperibilità: c’è chi cambia domicilio per non essere rintracciato o chi non risponde al telefono o si barrica in casa e non apre». Inaspettatamente la regione che ha registrato il più alto tasso di crescita di pratiche di recupero è la Valle d’Aosta. I numeri restano piccoli (38 milioni di euro da recuperare), ma indicano un fenomeno in crescita. «Non è un’isola felice come si potrebbe pensare – conclude Bucciarelli – perché qui la crisi ha colpito duro: basta vedere i dati sui sussidi di disoccupazione».