ROMA – La Borsa risorge, “gli investitori rinfocolano il loro amore con il mercato azionario” (è un titolo sulla prima pagina del New York Times di oggi). Le Borse europee possono salire addirittura del 50%, assicura uno studio di Citigroup (ne dà conto il supplemento economico di Libero). Secondo Economic Surprise Index, questo l’indicatore di Citigroup che misura l’andamento delle economie europee sensibile alle aspettative degli investitori e al loro impatto sui mercati azionari, il rialzo dei listini europei è soltanto all’inizio e potrebbe proseguire fin quasi al termine del 2014.
Si tratterebbe – il condizionale è d’obbligo in tema di previsioni – della più chiara smentita ali vaticini catastrofisti di chi legge l’avvitamento finanziario degli ultimi anni come irreversibile o letale, per esempio, per la sopravvivenza dell‘euro. In realtà, tre insidiosissimi passaggi economici a impatto globale sono stati superati, sia pur con estrema fatica e con il rischio incombente di dolorosi passi indietro: la crisi dell’euro, la preoccupazione per uno stallo della crescita cinese, “la politica del rischio calcolato” negli Usa del fiscal cliff scongiurato appena con una dilazione sulle scadenze e una ridefinizione del tetto sul debito pubblico.
Tutti e tre i macigni sono in via di rimozione. Con la nebbia della crisi che si dirada, gli investitori sono ora in grado di puntare su un mercato immobiliare finalmente crescente e sul restringersi dei livelli di disoccupazione. In pratica, un cambio di stagione nel vestire i portafogli degli investimenti: si dismettono i bond, si torna alle azioni. Dopo la sbornia dei titoli di Stato, con rendimenti sempre negativi o al massimo a zero sulle obbligazioni statali, meglio tornare a investire la gran massa di liquidità parcheggiata incrementando la quota di equity nei portafogli bilanciati. Tutto bene quindi? Sicuramente va meglio, ma a beneficiare di più in questa fase saranno i grandi fondi, gli hedge fund, specie quelli americani. I “retail investors”, i piccoli risparmiatori avrebbero già perso il treno, sono arrivati tardi, al punto “in cui gran parte delle buone notizie sono state già incorporate nel listino prezzi azionario”.