L’Europa tenta la cura estrema: un governo comune dell’economia

L’Europa prova a fare l’impensabile, almeno fino ad ieri: organizzare e stabilire una “sovranità economica” più forte e più affidabile di quella dei singoli Stati. Lo fa perchè la “rete” di protezione sui debiti pubblici e sulla stessa moneta comune è tesa fino alla spasimo già una settimana dopo essere stata calata nel mare agitato della crisi finanziaria. Rischia di strapparsi la rete, Borse e mercati non sanno se fidarsi della “parola” data dall’Europa. Vogliono altro, vogliono atti e garanzie. Atti di governo per la riduzione della spesa e del debito. Garanzie che nessun governo e paese potrà sottrarsi. Le Borse europee attendono con sospetto, come mostrano le ultime chiusure delle quotazioni: Milano+0,23%, Fraconoforte +0,17%, Madrid in calo, -0,31%. L’euro resta ai minimi sul dollaro (1,23), dopo gli scossoni delle ultime due settimane. Un periodo iniziato con il record di rialzo dopo l’annuncio del piano da 720 miliardi di Ue e Banca centrale per “salvare” l’euro, e chiuso con un venerdì nero segnato dal crollo degli scambi su tutte le piazze europee.

Si arriva così all’Ecofin di questa sera, con tutti i ministri delle finanze europei a rapporto per decidere se appoggiare o meno la “mozione” Merkel: dopo la crisi greca è ancora il caso di lasciare intatta e intangibile la sovranità nazionale in materia economica? Quanto potere dare a Bruxelles, proprio per evitare il ripetersi dello scivolone di Atene? Proprio la limitazione della sovranità nazionale è l’argomento sollecitato dalla cancelliera tedesca e tema centrale del vertice di stasera.

Il vertice Ecofin arriva dopo una settimana convulsa. La decisione, il 9 maggio scorso, di un piano da 720 miliardi come garanzia per l’area euro aveva mandato in fibrillazione i mercati europei. Unione europea e Banca centrale avevano infatti deciso di impegnarsi con un mega fondo di garanzia per le economie più deboli, quelle che a causa di un alto debito pubblico rischiano l'”effetto Grecia”. A dare ulteriore sicurezza ai mercati è stato l’annuncio da parte della Bce di aver iniziato ad acquistare i titoli di Stato delle economie a rischio con un tasso di interesse ragionevole. Con queste premesse non è un caso che lunedì scorso i rialzi più forti li abbiano fatti registrare proprio le piazze delle economie più a rischio: Atene, Madrid, Lisbona e anche la nostra Milano che con un +11 per cento ha fatto registrare il secondo rialzo record della sua storia.

La settimana è però trascorsa nel segno dell’incertezza, con il tonfo finale di venerdì scorso, quando il ribasso generale si è aggirato intorno al -5 per cento: il piano funzionerà? Ai paesi vengono richiesti sacrifici per abbassare il debito pubblico. In Italia infatti l’annunciata manovra da 25 miliardi pensata da Tremonti viene spiegata da Calderoli nei suoi termini effettivi proprio venerdì scorso: è l’ora dei sacrifici e quindi, in un copione già visto, seppure in maniera minore, anche ad Atene e Lisbona, bisogna tagliare. Gli stipendi pubblici, a cominciare dal mancato rinnovo del contratto degli statali, fino alle pensioni che arriveranno più tardi per molti lavoratori.

Tanto per dare un’idea dell’urgenza di una stretta sui debiti pubblici, la Commissione europea ha diffuso dati allarmanti: a cusa della crisi i paesi dell’area euro hanno bruciato 20 anni di sforzi per risanare le loro finanze. Se nel 2007, infatti, la media Ue sul rapporto debito/Pil era al 66 per cento (secondo i patti di Maastricht il livello dovrebbe essere il 60%), la previsione per il 2011 parla di un 88%.

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Elisa D'Alto