ROMA – Alla fine questo 12 luglio ha visto chiudere con un discreto successo l’asta dei Bot annuali, anche se il Tesoro dovrà pagare interessi più alti al 3,67%, i massimi dal 2008.
Le banche e i risparmiatori italiani non mancano così all’appuntamento e assorbono quella parte di domanda estera che è mancata, spaventata dalle tensioni sui mercati. Non è invece fondata la voce di acquisti da parte della Bce mentre ora l’attenzione si sposta al prossimo test di giovedì quando si ‘tastera il polso’ dei grandi investitori esteri nell’asta di Btp a 5 e 15 anni. Sono passate da poco le 11 quando l’asta di Bot annuali da 6,75 miliardi di euro si chiude.
Il mercato azionario, partito malissimo, si sta già riprendendo grazie alle dichiarazioni del ministro dell’economia Giulio Tremonti che da Bruxelles torna a Roma per ”chiudere il bilancio dello Stato”. I dati dell’asta evidenziano così che la domanda scende, con un rapporto con l’offerta a 1,55 contro quota 1,71, ma i titoli richiesti sono pur sempre 10,4 miliardi di euro.
I rendimenti vanno verso l’alto e forse più delle attese, segnando quota 3,67% con una crescita dell’1,5% rispetto all’ultima asta. Si tratta però di valori ben al di sotto di quelli abnormi sul mercato secondario e, spiegano gli operatori, bisogna vedere se siano frutto di una giornata nera o se saranno strutturali anche nelle prossime emissioni. Tanto basta al mercato per prima bloccare e poi invertire la corsa dello spread Btp/Bund, arrivato all’incredibile quota di 347 punti, sfondando così quella soglia del rendimento del 6% che alcuni analisti tracciano come la linea oltre la quale è difficilissimo rifinanziarsi sui mercati. Linea che è stata valicata da Grecia e Portogallo.
Ma per l’Italia, ripetono analisti e operatori, la questione è diversa. Non solo ”too big to fail” ma anche con fondamentali economici più vitali, un sistema bancario più solido e una minore dipendenza dall’estero visto che il 48% del debito è in mano a banche e risparmiatori italiani. Certo il nostro paese, almeno per un po’, deve dimenticarsi i rendimenti minimi dei titoli di Stato. E se per le casse dello Stato l’esborso è maggiore, il retail può consolarsi con un Bot tornato appetibile, con un rendimento netto del 2,8%. Certo deve fare i conti con un’inflazione elevata e il nuovo bollo sui depositi titoli previsto dalla manovra.