MILANO – Piero Montani è stato nominato consigliere delegato della Banca Popolare di Milano. La nomina di Montani, si legge in una nota, è stata deliberata in coerenza con lo scopo cooperativo e con il fine di assicurare alla Banca un elevato profilo professionale e di comprovata esperienza manageriale nel settore bancario utile a preservare e rafforzare l’autonomia, l’indipendenza ed il prestigio dell’istituto. Ma è subito polemica sul compenso del nuovo ceo.
Il manager, il cui mandato scadrà con l’assemblea di bilancio del 2014, potrà incassare fino a 6 milioni di euro in due anni. I vertici avrebbero riconosciuto un emolumento fisso di un milione l’anno, a cui si andrebbero a sommare due bonus di 500 mila euro ciascuno, rispettivamente, per il raggiungimento del budget e per eventuali operazioni straordinarie. A questa cifra si aggiungerebbero altri 2 milioni di buonuscita in caso di mancato rinnovo all’assemblea del 2014.
Il segretario generale della Uilca, Massimo Masi, ha espresso “forte perplessità per l’entità del compenso di cui sarà destinatario” il consigliere delegato della Bpm, Piero Montani. “La Uilca – sottolinea il sindacalista – da tempo ritiene indispensabile il contenimento degli emolumenti del top management nel mondo del lavoro e in particolare nel settore del credito, dove la disparità tra le retribuzioni dei vertici aziendali e la media di quelle dei lavoratori ha raggiunto livelli eccessivi e insostenibili”. La retribuzione di Montani ”non è coerente con questa richiesta di moderazione, che affida al nuovo amministratore delegato l’ulteriore onere di esserne all’altezza nello svolgimento del suo compito”. Al tempo stesso Masi si dice convinto che Montani “opererà con impegno e professionalità adeguati al difficile compito di rilanciare l’istituto, avviato con la definizione della nuova struttura di governance e le recenti elezioni”.
In tempo di crisi non è insolito guardare con sospetto agli ingaggi d’oro, ma che dire delle provvigioni dei numeri uno delle aziende americane? Lo scorso anno nel complesso sono salite in media del 12% per un totale di 4,5 miliardi. Tim Cook, nuovo ceo di Apple, guadagna da solo più della somma dei 10 dirigenti che lo seguono nel ranking delle super-retribuzioni. Tra bonus e stipendio il manager nel 2011 ha percepito 378 milioni di dollari.
Ma non scherzano anche i suoi colleghi di classifica. Edward Mueller, numero uno di Qwest Communications (fornitore di servizi di connessione internet) ha ricevuto 65 milioni e 800 mila dollari. Segue Bob Iger, ceo di Walt Disney, che ha ricevuto 53 milioni e 320 mila dollari. Più in basso John Chambers, numero uno di Cisco, e Ivan Seideberg, di Verizon. Guadagnano rispettivamente, “solo” 37 milioni e 900 mila e 36 milioni e 750 mila dollari. Altro che i sei milioni di Montani.
