Brasile, Cina, Russia, India: i “nuovi grandi” si incontrano al Bric

PECHINO – I leader di cinque delle più grandi economie del mondo si riuniranno nella Cina del sud, per discutere di finanza globale e di un nuovo assetto delle istituzioni economiche. Alla discussione, non ci sarà nessun membro dell’Unione Europea, né l’Inghilterra né la Germania, come non ci saranno gli Stati Uniti e il Giappone. Ad incontrarsi e ad elaborare una comune strategia saranno i paesi del cosiddetto BRIC, il gruppo che riunisce Brasile, Russia, India, Cina ed oggi per la prima volta il Sud Africa.

Rappresentati dalle più alte cariche dello stato – Hu Jintao, Dilma Rousseff, Dimitri Medvedev, il primo ministro indiano Minister Manmohan Singh il presidente sudafricano Jacob Zuma – i cinque paesi emergenti tenteranno di superare le differenze interne per agire come un blocco dagli obiettivi comuni. Fino ad ora il BRIC ha difatti svolto un ruolo di contenimento e di opposizione, agendo in funzione degli interessi dei paesi occidentali pienamente industrializzati e di istituzioni come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale che da questi paesi sono controllate. Oggi si tratta invece di elaborare una visione comune dell’economia e della finanza e dei cambiamenti che dovranno essere effettuati in questi ambiti. Se agiscono in maniera coesa, i paesi del BRIC hanno la forza per rappresentare un elemento determinante ed imprescindibile dell’economia mondiale. I numeri lo mostrano chiaramente: con l’inclusione del Sud Africa, il gruppo racchiude il 40% della popolazione mondiale, il 18% del commercio globale e circa il 45% della crescita attuale.

I cinque paesi condividono degli obbiettivi comuni in quanto economie in rapide crescita che sono sottorappresentate negli istituti internazionali. I cinque supportano il libero scambio e si oppongono al protezionismo (anche se la Cina è da tempo accusata di erigere barriere contro la competizione internazionale). In politica estera, sono inclini al principio del non-intervento, e contrari all’utilizzo della forza: con la sola eccezione del Sud Africa, il BRIC non ha votato per la no-fly zone in Libia. La differenze sono però forse più delle affinità, dal punto di vista culturale, politico ed economico. Per esempio le economie di Brasile, Russia e Sud Africa sono per lo più centrate sull’esportazione di materie prima, mentre la Cina è orientata verso la produzione industriale e i servizi. Il Brasile e l’India sono anche preoccupati dallo squilibrio commerciale con la Cina che, sostengono i critici, è determinato dalla svalutazione dello yuan imposta da anni dal governo. Politicamente, Brasile, India e Sud Africa sono democrazie, mentre la Cina e la Russia sono stati autoritari, caratterizzati da un forte controllo del governo sull’economia e la società civile.

La mancanza di una reale identità culturale o politica tra i cinque paesi è, forse, la vera novità del BRIC. Questo è difatti un gruppo che è reso possibile dalla globalizzazione dell’economia, dalla moltiplicazione degli scambi, dalla complessificazione dei rapporti. I suoi obbiettivi, per ora non del tutto chiariti, rappresentano delle sfide non convenzionali per l’economia internazionale. Col tempo si vedrà se dei paesi uniti solo da finalità economiche possono diventare un gruppo capace di esercitare un’influenza a scala globale.

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fmontorsi