Call center: 12mila per strada. Governo: alt a padroni prendi i soldi e scappa

Call center: 12mila per strada. Governo: alt a padroni prendi i soldi e scappa

ROMA – Prima aprono promettendo all’azienda un servizio per un tozzo di pane o poco più. Poi dichiarano la crisi, ottengono aiuti e sgravi fiscali. Poi varano piani “lacrime e sangue” per contenere i costi del lavoro. E alla fine chiudono. Ci rimettono quelli che si trovano senza lavoro e ci rimette lo stato che si trova ad aver concesso aiuti a fondo perduto e inutilmente.

Con molti call center funziona così: le aziende vendono il servizio di assistenza al cliente a un prezzo che non consente di fare margine. Ovvero i gestori dei call center mettono in piedi un servizio per una certa  azienda e facendolo pagare una cifra per cui è impossibile che il call center stesso riesca a guadagnare o stare in piedi. Tutto col sistema dell’asta al massimo ribasso.

Sul medio termine, ovviamente, il call center va in perdita. A quel punto tocca allo Stato dare un aiuto. In due casi precisi, quello di Phonemedia e Omnia Network (due call center calabresi) sono arrivati sgravi fiscali per 11 milioni di euro. Soldi buttati. Perché incassati gli aiuti i call center hanno dichiarato la crisi, iniziato il classico percorso ristrutturazione aziendale, ammortizzatori sociali e mobilità.

Non solo. In questa fase, per prendere ulteriori incentivi, capita pure che un call center in crisi da una parte apra una sede nuova da un’altra. Sempre con lo stesso criterio: prezzo troppo basso per sopravvivere.

Uno schema che se non è truffa poco ci manca. Perché droga il mercato e non consente a chi vorrebbe fare impresa in modo normale di concorrere con un giusto margine. Un call center regolare finisce per essere fuori mercato, schiacciato dall’asta a ribasso. Ora, tutto questo è finalmente finito sul tavolo del ministero del Lavoro.

Scrive il Corriere della Sera:

Richiesta unanime è che sia riscritta la normativa sui cambi di appalto applicando il codice civile che disciplina la cessione dei rami di azienda mantenendo intatti i diritti (e il posto di lavoro) per i dipendenti esternalizzati. Spesso non è così vista la pletora di contratti a progetto.

Published by
Emiliano Condò