ROMA – Cambiare gestore per la fornitura elettrica o del gas, scegliere un operatore diverso per telefoni o internet costa soldi, tempo e serenità. Nonostante si debba poterlo poterlo fare gratis, a dispetto della legge Bersani sulle liberalizzazioni del 2007: un diritto negato quindi, perché le società impongono balzelli ingiustificati, ritardano le comunicazioni, fanno ostruzionismo pur di ostacolare il passaggio del cliente a un concorrente. Secondo il sito sostariffe.it, ci vogliono dai 40 ai 50 euro per il passaggio a un altro operatore Adsl, dai 60 ai 78 euro per cessare definitivamente il servizio. Bruciando, in questo modo, un buon 10% del risparmio che si intendeva conseguire: un bel danno per il 35% di consumatori che fa questa scelta, motivata appunto dalla volontà di pagare meno.
Nell’energia non cambia molto. Tu vuoi cambiare gestore, ma ti serve l’ultima lettura, l’ultima bolletta da recapitare al nuovo gestore: fatalità, il vecchio tarda a consegnarla, magari lo fa a un anno di distanza con in più la sorpresa di una bolletta stratosferica. Le statistiche raccontano meglio l’estensione del fenomeno, distorsivo della concorrenza, vessatorio nei confronti del cittadino alla stregua di una mucca da mungere. Nella telefonia, l’Agcom, garante delle Comunicazioni, conferma che le denunce per problemi nel passaggio di operatore sono in aumento (784 su 3.224, pari al 24%); l’altra motivazione principale riguarda problematiche legate al contratto in sé (1.046, pari al 32,4%). Le associazioni dei consumatori, come Cittadinanza attiva, precisano che su 8600 segnalazioni pervenute, alle tlc (22% delle segnalazioni nel 2011, erano il 21% nel 2010), seguite dall’energia (17% nel 2011, nel 2010 erano il 16%). Nel primo campo i consumatori lamentano di non riuscire a disdire un contratto di telefonia fissa (25%) e a cambiare operatore (24%). Nel mobile la situazione non migliora, con il 18% delle segnalazioni, di cui il 23% sulla difficoltà di cambio operatore. Nei servizi energetici la bolletta è il primo problema (40-41%), il cambio operatore il secondo (17% nell’elettricità e 21% nel gas) (elaborazione La Repubblica).
Anche l’Antitrust cerca di correre ai ripari. Può comminare sanzioni: dal 2008 lo ha fatto per una decina di procedimenti sanzionatori per un totale di 1.760.000 euro (1.250.000 per la telefonia fissa e 510.000 per la telefonia mobile). “Casi di comportamenti scorretti nei confronti dei consumatori con difficoltà nello switch o con offerte per tenersi il cliente poi non mantenute” dicono dall’Autority. Per l’energia sono sei i casi con multe, per un totale di 2.605.000 euro. “Si tratta di attivazioni non richieste e impossibilità di tornare velocemente al fornitore precedente, comunicazione poco chiara che l’offerta era per il mercato libero e non per quello vincolato”.