
Cartelle il giorno del mai, più bonus per tutti, più social redditi...I partiti al governo: impegna il cappotto di Napoleone
Def, Documento di economia e finanza, il testo e l’atto politico con cui ogni anno il governo fa i conti del possibile e rende note le scelte, gli obiettivi, i mezzi. Il messaggio dei partiti di maggioranza, nessuno escluso, è stato chiarissimo e netto: il criterio del possibile va abbandonato. E il mezzo per raggiungere gli obiettivi è sostanzialmente uno solo: fare a debito, fare debito. Gli obiettivi indicati da M5S, Lega, Pd, Leu, Forza Italia, Italia viva…(non che dall’opposizione Fdi di Giorgia Meloni dia altra e diversa indicazione se non quella di spendere a debito un euro di più…) sono univoci nella natura e fermi nella volontà. Debito, debito aggiuntivo, dopo averne fatto di aggiuntivo per 360 miliardi negli ultimi due anni.
Vasto programma di spesa: di più, di più…
Cartelle esattoriali il cui pagamento va rinviato ancora e ancora e ancora, praticamente sine die. E questo bisogno di pagare il giorno del mai è nella Lega e in Forza Italia più forte che mai e più marcato che altrove. Bonus edilizi e dintorni da rinnovare e ampliare. E questa spesa è particolarmente cara a M5S. Pd e Leu premono per accrescere in quantità e numero le già non poche forme di social redditi che affiancano in folta flotta la nave ammiraglia del Reddito di Cittadinanza. Tutti i partiti della maggioranza ammoniscono, in apposito documento parlamentare, Draghi e i ministri a provvedere nel farsi carico del costo delle bollette dell’energia e nel sostenere redditi e consumi di fronte all’inflazione, insomma sostegni e sussidi per miliardi.
Al Banco dei Pegni
Per tutti i partiti di maggioranza i sei miliardi trovati e stanziati dal governo di ulteriore spesa pubblica sono una miseria, comunque ci devono essere miliardi da aggiungere. Trovandoli dove, come? Facendo “scostamento di bilancio”. Cioè? Facendo più debito pubblico del previsto. Cioè chiedendo ai mercati di prendere in pegno altre parti della futura ricchezza che l’Italia produrrà. Cioè andando ad impegnare altra parte della ricchezza che produrrà il lavoro (e le tasse) dei futuri italiani o almeno di quelli che oggi sono giovani. Scostamento di bilancio a grande richiesta dei partiti tutti, della politica, dei sindacati, delle associazioni di categoria, delle lobby di interessi e di mestiere, cioè portare l’Italia al Banco dei Pegni ad impegnare…cosa?
Totò e il Cappotto di Napoleone
Commedia e film, famiglie napoletane senza una lira, per procurarsi un pasto la scelta di portare al Banco dei Pegni un cappotto. Chi consegna a Totò il cappotto elenca in successione cosa comprare col ricavato dell’impegnare (scostamento di bilancio): pasta, sugo, salsiccia, mozzarella, uova, vino, frutta e tutto “di quello buono” e ancora sigari e ancora farsi dare il resto (cartelle esattoriali da pagare sempre e solo domani, bonus per tutti, redditi sociali infoltiti, sussidi per bollette e anti inflazione). Al che Totò chiede e si chiede: “Ma è il cappotto di Napoleone?”. I partiti, la politica, i sindacati, le rappresentanze di categoria non hanno di questa auto ironia, sono certi che portando altra Italia al Banco dei Pegni dei mercati avranno sempre miliardi e miliardi per sempre. A debito per loro vuol dire gratis. Il bello e l’orribile è che in questa idea, che a debito significhi gratis, la politica trova piena consonanza e accordo con il senso comune. Scostamento di bilancio si prende e non si paga è la linea, i più consapevoli e sinceri ammettono che, forse, pagherà qualcun altro e non gli elettori di oggi. E quindi e allora…scostamento di bilancio!