La possibilità di pagare un canone d’affitto più basso per gli inquilini e le detrazioni fiscali per i proprietari degli immobili stanno accelerando la crescita del canone ‘concordato’ nel centro Italia dove sono ormai il 41% del totale dei contratti di locazione. A rilevare questo fenomeno è Solo Affitti, il franchising immobiliare della locazione con 270 agenzie, che ha analizzato tra i suoi affiliati le tipologie di contratti d’affitto più utilizzati in Italia.
Il canone concordato rappresenta un terzo (30%) del totale dei contratti stipulati con punte del 90% in Toscana (Grosseto) e percentuali vicine tra lo zero e il 5% in città come Milano, Napoli ma anche Parma. La condizione fondamentale per usufruire del canone concordato è che i Comuni sottoscrivano degli accordi specifici con le associazioni territoriali che rappresentano proprietari e inquilini. Il contratto prevede un affitto inferiore a quello di mercato, concordato appunto dalle parti.
In questa direzione si sono mossi di più i comuni della Toscana e dell’Umbria. A Grosseto, secondo quanto risulta a Solo Affitti, quasi 9 contratti su dieci fanno ricorso al canone concordato. Livelli alti anche ad Arezzo (70%), Perugia (60%), Firenze (54% con punte dell’80% nella periferia nord e a sud-ovest della città ), Prato (40%), Pistoia (35%), Siena (30%). Nel resto d’Italia, fra le città con meno di 250 mila abitanti, Modena fa registrare un 55% di contratti a canone concordato, Bergamo il 50%. Fra i grandi centri, dopo Firenze, Bologna fa rilevare la percentuale più elevata di canone concordato (44%).
Significativo l’utilizzo di questo strumento pure a Torino (32% con punte del 40% nella zona sud della città ), Trieste e Verona (30%). Sulla spinta della crisi anche nella Capitale sta conoscendo una buona diffusione: a fronte di una media cittadina del 32% si registrano vette dell’80% nella zona nord della città .
