ROMA – Cattolica Assicurazioni, strascico di polemiche dopo la revoca delle deleghe ad Alberto Minali. I soci di minoranza della Compagnia hanno sviluppato un intenso attivismo attraverso missive e a mezzo stampa contro il Consiglio di Amministrazione e il management della società.
Il consiglio di amministrazione di Cattolica Assicurazioni del 31 ottobre, in riunione straordinaria, ha revocato le deleghe all’amministratore delegato Alberto Minali, al vertice del gruppo Cattolica Assicurazioni dal 1 giugno 2017, assegnandole al direttore generale Carlo Ferraresi.
Alla base della decisione del board ci sarebbero – secondo indiscrezioni finanziarie – divergenze con Minali sulla visione strategica e sull’organizzazione societaria, mentre ci sarebbe soddisfazione sui risultati finanziari raggiunti dal manager.
La sensazione è che Minali, molto apprezzato dal mercato e dagli analisti, “abbia spinto troppo forte l’acceleratore sul cambiamento in una compagnia che resta molto radicata sul territorio: 14 consiglieri su 16 votanti sono stati favorevoli alla revoca”, ha scritto Mf.
Ultima iniziativa, in ordine di tempo, quella di Francesco Brioschi e Massimiliano Cagliero, che hanno richiesto tramite la lettera di un legale di avere maggiori dettagli sulla revoca delle deleghe all’ex Ad, nonostante questa eventualità non sia contemplata dalla legge e dai regolamenti.
Il CdA rispondendo duramente alla richiesta, ha ricordato quanto la posizione dei “dissidenti” sia destituita di ogni fondamento, considerato come la scelta presa dal Consiglio sia stata adeguatamente comunicata.
L’iniziativa arriva dopo una serie di appelli e dichiarazioni a sostegno della decisione del CdA, che hanno evidentemente innervosito i sostenitori dell’ex Ad. Subito dopo la revoca delle deleghe a Minali, a festeggiare sono state due importanti associazioni legate a Cattolica, quali Asscat, rappresentata da Maurizio Messina, e da Valorizziamo Cattolica, presieduta da Luigi Spellini.
In una lettera, le due entità hanno evidenziato quanto sia stato fondamentale rafforzare, con la decisione del CdA, il sistema di governance monistico, fondato sui valori e i principi cooperativi, che contempla la piena partecipazione dei soci alla vita quotidiana della Compagnia.
Le associazioni hanno inoltre ribadito la propria condivisione di intenti nell’attuale gestione e nel percorso intrapreso dal Consiglio. A seguire, è arrivato l’endorsement della rete nazionale degli Agenti Cattolica, in cui il presidente Donato Lucchetta ha espresso il proprio sostegno alla decisione, plaudendo “alla tempestività, concretezza e qualità del contenuto del comunicato, estremamente chiaro e senza fronzoli del Direttore Generale Dott. Carlo Ferraresi, che ricevute le deleghe operative della Società, ha richiamato i principi ed i valori fondanti, ineludibili, della nostra Compagnia, a cui tutti noi ci ispiriamo ed in forza dei quali operiamo”.
Dopo i messaggi di approvazione da parte di soggetti ed entità rilevanti per Cattolica, è stata organizzata un’offensiva che, con toni un po’ discutibili, ha messo in discussione le regole e le procedure alla base della decisione del Cda. Missive con pochi contenuti, ma ricche di astio e voglia di rivalsa.
Del resto, le dinamiche societarie e mediatiche che sta vivendo Cattolica Assicurazioni in seguito alla rimozione dell’Ad ricordano quanto accaduto tre anni fa in Generali, quando Minali fu dimissionato per divergenze sulla governance. Le stesse motivazioni che i consiglieri di Cattolica gli avrebbero imputato: divergenze di visione sull’organizzazione societaria, sugli scenari strategici e sui rapporti con i soci e col mercato. Insomma: un film già visto, destinato a finire presto.