Censis: “Un debito da 31mila euro per ogni italiano”

ROMA – Ogni italiano ha un debito da 31mila euro. E’ la stima fatta dal Censis. Il debito medio per ogni italiano è passato dai 242 euro del 1970 ai 31mila euro di oggi.

Gli italiani si rendono conto del momento difficile, per questo il 55,1% preferisce che ai vertici dello Stato ci siano “persone competenti, anche se non elette dal popolo”. Nonostante i sacrifici, gli italiani non vogliono distaccarsi dalla Ue: per affrontare l’attuale sitazione il 41,3% della popolazione ritiene necessario “accettare le indicazioni della Ue”. Solo il 16,6% vuole uscire dall’euro.

Gli italiani, comunque, si sentono cittadini senza sovranità, né nel proprio Paese né in Europa. Hanno la sensazione che il potere sia altrove: il 77% degli italiani ritiene di non averne più entro i confini nazionali. La pensa così anche l’84% dei greci e il 52 degli spagnoli.

E su chi esercita il potere reale nel Paese, gli italiani sono divisi: per il 57% degli italiani ha risposto ancora il governo nazionale, ma per il 22% è l’Ue, mentre per un altro 22% sono i mercati finanziari internazionali e per il 13% gli organismi sovranazionali (dal Fondo monetario internazionale alla Banca mondiale).

Giudizio positivo sul governo dei tecnici, almeno per il 55% dei nostri connazionali, il tutto in nome della ‘competenza’, che ancora esercita un suo fascino.

Secondo l’indagine Censis, un italiano su due (51%) sarebbe disposto ad almeno un sacrificio individuale per contribuire a generare risorse utili per allentare il peso del debito pubblico. Poco meno del 22% è pronto a pagare di più alcuni servizi pubblici, il 21,8% ad andare in pensione più tardi, il 21,6% a pagare una tassa una tantum, meno del 18% a destinare allo Stato alcune ore di lavoro extra e il 10,6% a pagare più tasse.

Dibattito aperto sull’idea di imporre per legge che il deficit venga mantenuto entro i limiti fissati a livello europeo e che, in caso di sforamento, scatti automaticamente l’obbligo di tagliare la spesa pubblica o di aumentate la tassazione. Il 51% è favorevole, il 49% è contrario. Le persone meno scolarizzate sono in prevalenza contrarie (72%), i laureati in maggioranza favorevoli (57%); nel Nord-Est si registra la percentuale più alta di ostili (54%), nel Mezzogiorno la quota più alta di ben disposti (55%).

Sul lavoro, un italiano su quattro crede nella raccomandazione. Oltre 7,5 milioni di lavoratori si dichiarano convinti che nel settore in cui sono occupati si perderanno posti di lavoro nei prossimi anni e uno su 4 ritiene che per lavorare sia più importante trovare la cosiddetta ‘spinta’, cioè la raccomandazione. Ridotta anche la fiducia degli italiani nell’istruzione: solo il 24% delle persone è convinto che i laureati trovino buoni lavori con buone remunerazioni. Per un italiano su tre (il 32%) un laureato deve comunque passare un lungo periodo di ricerca dell’occupazione prima di trovare una buona collocazione.

Forte la sensazione degli italiani di essere abbandonati dallo Stato: sarebbe questo il motivo che ha causato 340 suicidi in più nel biennio 2009-2011 rispetto a quello precedente e l’aumento consistente della vendita di psicofarmaci.

 

 

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Maria Elena Perrero