Usa. Il New York Times racconta come Marchionne ha salvato la Chrysler

Sergio Marchionne

NEW YORK, STATI UNITI – ”La salvezza della Chrysler, in formato Fiat”. Titola cosi’ il New York Times che nella pagina d’apertura dela sezione Business ha pubblicato un lungo articolo del premio Pulitzer James B. Stewart dedicato proprio alle tappe che hanno portato alla straordinario accordo tra il colosso dell’auto Made in Usa e la Fiat di Sergio Marchionne.

Stewart ricorda come, grazie alle importanti innovazioni apportate dall’Ad di Fiat, il terzo produttore di auto d’America e’ riuscito a risalire la china, dall’orlo della chiusura nel 2008, ai continui successi registrati degli ultimi 15 mesi. ”Poco piu’ di due anni fa – scrive Stewart – la task force della Casa Bianca sull’industria automobilistica concluse che la Chrysler ”non poteva piu’ reggersi solo sulle proprie gambe”.

La terza casa americana produttrice di auto ”era troppo dipendente dai veicoli ad altissimo consumo di benzina come i Suv, penalizzati dalla recessione, troppo piccola per competere sul mercato mondiale e troppo indebitata per poter investire su nuove tecnologie”. In piu’, la qualita’ dei suoi mezzi era ”bassissima, abissale”. Tra il 2006 e il 2008 la Chrysler perse 30 miliardi di dollari.

David Kelleher, presidente della David Dodge Chrysler Jeep a Glenn Mills, racconta Stewart, penso’ seriamente che ”l’azienda e la sua attivita’ fossero vicino alla fine, alla chiusura”. Anche la collaborazione con la Mercedes aveva dato pessimi frutti: ”Siamo stati fortunati a sopravvivere a quei barracuda, interessati solo a spremerci soldi”, ricorda Kelleher.

Poi, la salvezza, con l’arrivo di Fiat e del piano di recupero voluto dal governo Usa. L’impronta di Marchionne, scrive il Nyt, s’e’ fatta sentire da subito: ”Ha messo fine agli sconti, ai cattivi finanziamenti,  e abbiamo sentito il cambio immediatamente”, ammette Kelleher. ”Marchionne ha una certa presenza, sembra un nonno gentile, ma ha una enorme capacita’ di capirti al volo”.

Stewart racconta altresì le polemiche che coinvolsero anche il Congresso di Washington, quando Marchionne decise di spendere 2 milioni di dollari per il famoso e costosissimo spot con Eminem, nel bel mezzo del Superbowl, le tre ore di tv piu’ viste in America. Li’ nacque ”Imported from Detroit”, che e’ diventato qualcosa di piu’ di uno slogan, ma una sorta di frase simbolo dell’orgoglio ritrovato di una citta’ e della sua gente, stampata in migliaia di t-shirt. ”Dopo quello spot ero frastornato”, ha detto Kelleher.

Al quartiere generale della Chrysler di Ayburn Hills, Michigan, ”Attorno a me – ricorda Kelleher – tutti erano in silenzio, la stanza era muta. Alcuni di noi hanno cominciato a piangere, poi arrivarono gli applausi, avemmo la sensazione di una rinascita”.

 

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lgermini