ROMA – Il mercato di lana e cotone è sempre più una giungla, ora che i prezzi delle materie prime sono arrivati alle stelle. E i cinesi, nostri principali “competitor” nel settore tessile, si sono fatti agguerriti. Comprano dai produttori le partite di lana già acquistate da altri pagando anche la penale prevista per i commercianti che non rispettano i contratti.
Lana e cashmere diventano così ancora più rari mettendo a dura prova il mercato italiano per due ragioni: scarsa materia prima e concorrenza spietata con i cinesi che mantengono prezzi accessibili sul prodotto finito.
“È vero che i cinesi stanno acquistando in modo massiccio – dice a La Stampa Piercarlo Zedda, presidente dell’Associazione nazionale del commercio laniero -. La lana, normalmente quella australiana, neozelandese e sudafricana, viene venduta all’asta e loro, direttamente o tramite commercianti locali, intervengono. Chi può pagare il prezzo più alto se la aggiudica. In questo momento i cinesi hanno molte aziende da far girare, buoni ordinativi in portafoglio con un grosso mercato interno in crescita; questo spiega il motivo di ciò che sta accadendo. Tutto si ribalta sulle nostre aziende, quelle che sono nella fascia medio bassa e hanno più difficoltà a competere a queste condizioni che diventano così proibitive”.
Una soluzione? “Ovviamente ciò che bisogna fare, e non si sta facendo in Italia come in Europa, è pretendere reciprocità negli scambi. Manca una politica corretta, noi che abbiamo ancora delle eccellenze veniamo sacrificati sull’altare liberistico che ha portato alla crisi del 2008”, conclude Zedda.