Nessuna frattura tra i ‘ribelli’ della Compagnia di Sanpaolo. Lo afferma il consigliere dimissionario Bruno Manghi, sociologo ed ex sindacalista della Cisl, tra i primi a porre la questione di fiducia nei confronti di Angelo Benessia, che ieri è stato confermato alla presidenza grazie ad una complessa mediazione che porterà ad una gestione più collegiale della fondazione. “Siamo persone diverse, ma ieri eravamo tutti attorno allo stesso tavolo”, sostiene Manghi commentando la lettera che il consigliere Maurizio Maresca ha inviato ai colleghi del consiglio generale. “Se qualcuno fosse stato contrario all’accordo, avrebbe dovuto votare contro – aggiunge – il resto sono solo i mal di pancia di questo singolare ambiente”. Manghi ha poi ribadito di avere presentato le sue dimissioni: “Le avevo già date e ieri le ho confermate”, spiega il sociologo, che esce così di scena dalla Compagnia.
Non sarà quindi lui il nuovo vicepresidente, come speravano – secondo indiscrezioni – alcuni dei consiglieri dissidenti. Che, intanto, confermano l’esistenza di un accordo – negato da Maresca – in base al quale saranno loro a indicare il nome del vicepresidente. Secondo quanto si apprende, la prima bozza della mozione con cui ieri si è raggiunto l’accordo, lo prevedeva in modo esplicito. Sarebbero stati gli stessi dissidenti, a cominciare dal professore Stefano Ambrosini, ad assumere un atteggiamento “più diplomatico e conciliante”, preferendo una formula più neutra, quella cioé che parla di una “indicazione informale” del Consiglio generale. Che dovrebbe quindi privilegiare un torinese.