Generali & C.: le assicurazioni rischiano miliardi con i titoli di Stato europei

Assicurazioni Generali (foto Lapresse)

ROMA – Le notizie sono due: la prima è che gli analisti economici vedono dei buchi in quelle corazzate di patrimonio e liquidità quali sono considerate le grosse compagnie assicurative europee; la seconda è che i titoli di stato italiani vengono considerati potenziale spazzatura.

Le notizie sono lì, sotto gli occhi di tutti, in un articolo del Wall Street Journal del 28 giugno. Secondo il quotidiano, l’occhio degli esperti ha visto nel “portafoglio” delle compagnie di assicurazione europee molte obbligazioni che potrebbero diventare “spazzatura”, emesse da governi e banche giudicati fragili, con il rischio che alcuni colossi della polizza cadano vittime della crisi finanziaria globale.

Anche se gli assicuratori corrono certamente meno rischi, di fronte alla crisi del vecchio continente, rispetto a molte banche europee, che sono complessivamente titolari di ampia parte di debiti emessi da paesi a corto di liquidi come la Grecia, se si guarda ai valori assoluti non hanno molto da scherzare.

Secondo la stima di Barclays Capital, riportata dal Wall Street Journal, le compagnie di assicurazione della zona euro detenevano 24.1 miliardi di euro (34.19 miliardi di dollari) di titoli di Stato greco a partire dallo scorso autunno, che certo sono circa la metà dei 47.8 miliardi di euro detenuti da banche, sempre della zona euro, ma rappresentano davvero una bella sommetta.

Il quotidiano americano precisa anche, nel confronto tra compagnie di assicurazione e banche, che le prime si trovano generalmente in una posizione migliore rispetto alle banche per resistere a eventuali perdite nei loro portafogli di investimento. Le banche vivono e muoiono in base al facile accesso ai fondi liquidi come i depositi della clientela, che possono evaporare non appena una banca mostra di essere in difficoltà. Al contrario, gli assicuratori godono di un flusso più costante di finanziamenti attraverso pagamenti regolari da parte degli assicurati.

Ma alcuni osservatori pensano che l’esposizione potenziale del settore assicurativo meriti un maggiore controllo

Tra le assicurazioni più esposte gli analisti interpellati dal Wall Street Journal ritengono ci siano la tedesca Allianz SE, la francese Groupama SA, la belga-olandese Ageas NV, conosciuta fino all’anno scorso come Fortis, e l’italiana Generali SpA.

Prima che la crisi finanziaria europea scoppiasse la scorsa primavera, molte compagnie di assicurazione avevano acquistato con fiducia ingenti quantità di bond emessi dai governi e dalle banche della zona euro. Sembrava che un modo semplice e senza rischi di generare profitti per gli investitori e gli assicurati.

Ma oggi la Grecia traballa sull’orlo del default e molti investitori temono che l’Irlanda, il Portogallo ed eventualmente anche la Spagna possano seguire lo stesso corso. I più pessimisti mettono al fondo della lista anche l’Italia, la cui economia è certamente più solida delle altre nazioni del ventre molle europeo, ma dei cui debiti veri, quale che sia il nome che la creatività dei grandi banchieri americani ha dato loro, nessuno conosce l’esatta entità. Lo sanno certo i ministri delle finanze che si sono succeduti negli ultimi vent’anni, ma proprio per questo, in virtù della legge dell’alternanza, sono tutti interessati a coprirsi a vicenda.

Il risultato è che alcune compagnie di assicurazione europee si trovano a dover far fronte alla prospettiva di pesanti perdite che potrebbero erodere il loro peso finanziario e che si abbatterà anche sui clienti che detengono polizze vita, secondo gli esperti dell’industria e gli analisti. Tuttavia, causa delle limitate informazioni provenienti dalle compagnie, è difficile localizzare quanto siano individualmente vulnerabili i singoli assicuratori.

Non sono solo gli europei, a dire il vero, a registrare qualche problema. Anche la compagnia americana Aflac Inc. la scorsa settimana ha annunciato di avere registrato nel secondo quadrimestre 610 milioni di dollari di perdite ante imposte legate alle liquidazioni e alle diminuzioni degli investimenti nelle istituzioni finanziarie greche, irlandesi e portoghesi.

La compagnia di assicurazioni Columbus ha 2,6 miliardi di dollari di esposizioni alle istituzioni sovrane e finanziarie di alcuni paesi della periferia europea.

“Abbiamo preso l’impegno di diminuire la presenza di titoli a rischio dal nostro portafogli”, ha detto il portavoce di Aflac al Wall Street Journal. Fatta eccezione per Aflac, le maggiori compagnie di assicurazioni americane sono esposte solo minimamente ai rischi, secondo quanto sostiene l’analista della Deutsche Bank Darin Arita.

“E’ uno dei rischi che stiamo monitorando, ha detto Gabriel Bernardino, presidente dell’Autorità europea per le assicurazioni e le pensioni occupazionali, o EIOPA. L’agenzia regolatrice dell’Unione europea sta collezionando e analizzando informazioni dagli assicuratori sulle loro partecipazioni nel debito dei governi e delle banche, ha detto in un’intervista.

In base agli ultimi dati Bernardino ha detto: “Penso che l’esposizione sia gestibile adesso”. Secondo il presidente dell’EIOPA i portafogli di molte compagnie assicurative sono sufficientemente diversificati, tanto che anche un’eventuale perdita del valore delle proprie azioni non sarebbe per loro fatale. Ma alcuni singoli assicuratori potrebbero avere problemi.

Il rischio è stato ribadito di recente in colloqui tra i governi europei e le principali banche e assicurazioni riguardo alla ristrutturazione del debito del governo greco in un modo che potrebbe tradursi in perdite per i titolari delle obbligazioni.

Tuttora la crisi finanziaria e la prospettiva di perdite sul debito governativo e bancario “hanno evidenziato che il rischio di credito sta diventando sempre più importante” per gli assicuratori, ha dichiarato Alberto Corinti, ex presidente del regolatore di assicurazione dell’UE e oggi direttore del Promontory Financial Group LLC.

E’ difficile stimare con precisione l’esposizione del settore a causa dei modi incoerenti e limitati in cui le aziende rivelano le proprie partecipazioni. Per esempio, mentre la maggior parte dei grandi assicuratori segnala il proprio portafogli di debito del governo nazionale, pochissimi rivelano le proprie partecipazioni del debito da parte delle istituzioni europee locali o regionali. Alcuni di quei governi locali sono in difficoltà finanziarie sempre più disastrose.

Negli Stati Uniti, le compagnie di assicurazioni sulla vita possono essere registrate mediante documenti depositati alla Securities and Exchange Commission come i bilanci di esercizio annuali e trimestrali, e molte altre informazioni. Compilare l’esposizione nazionale e regionale è “uno sforzo molto intensivo di dati”, ha detto Joel Levine,vice presidente senior di Servizio Investitori di Moody’s.

Gli analisti e gli esperti ritengono che la maggior parte della esposizione del settore alla crisi europea appare raggruppato in un gruppo molto ristretto di assicuratori europei che detengono una quantità sproporzionata di debito governativi e bancari a rischio. In cima alla lista di alcuni analisti c’è Ageas. E qui compare il confronto poco lusinghiero per l’Italia. Nell’elencare i crediti a rischio dell’americana Ageas, il Wall Street Journal fa di tutt’erba un fascio e mette nell’elenco tanto i titoli greci quanto quelli italiani. Scrive infatti che il 31 marzo Ageas teneva 1,2 miliardi di euro di obbligazioni emesse dal governo greco. La stessa Ageas detiene 1,6 miliardi di euro del debito spagnolo, 1,2 miliardi di euro di quello portoghese, 445 milioni di euro di quello irlandese e circa 3,6 miliardi di debito italiano.

Quei circa 8 miliardi di euro superano il patrimonio totale di Agea di circa 7,4 miliardi di euro. E il conto non include il debito emesso dai governi locali e regionali in quei paesi. “Ageas è probabilmente una delle compagnie di assicurazione più a rischio in Europa”, ha detto Philippe Picagne, un analista di assicurazioni di Londra per conto CreditSights Ltd.

I dirigenti dell’Ageas sostengono di essere stati ingiustamente presi di mira, quando “così fan tutti”.

“Gli assicuratori europei hanno tutti investito in obbligazioni di tutti i paesi europei”, ha detto l’amministratore delegato di Ageas Bart De Smet, stimando che la maggior parte dei concorrenti detenga parte del debito sovrano di otto-dieci paesi della zona euro. La strategia è stata alimentata dalla “convinzione che la zona euro avesse un certo valore, una certa stabilità”, ha detto in un’intervista. “Forse quella percezione era un po’ troppo ottimistica.”

Nel maggio del 2010, quando la crisi greca ha iniziato ad andare fuori controllo, Ageas svendette subito le obbligazioni sovrane  a rischio e dimezzò così la propria esposizione, ha detto De Smet.

L’ad ha detto che il restante portafoglio di Ageas appare relativamente ampio rispetto ai rivali perché la società lo sta rendendo noto in una maniera più trasparente ed esaustiva. “Alcuni rivali, ha detto De Smet, stanno escludendo parte del proprio patrimonio dalle loro dichiarazioni pubbliche”.

Analisti ed esperti concordano sul fatto che c’è una scarsità di dati sulla quantità di titoli a rischio detenuta dalle compagnie assicurative.

EIOPA, il regolatore assicurativo dell’UE, sta conducendo degli stress test sui principali gruppi assicurativi europei, compresa una valutazione delle loro azioni. Ma non rivelerà i risultati pubblicamente, mentre aggregherà le medie del settore, senza identificare gli assicuratori che partecipano al test.

Published by
Maria Elena Perrero