Cinque compagnie petrolifere, quattro asiatiche e una degli Emirati Arabi, rischiano di subire le penalità introdotte dal governo degli Stati Uniti per le aziende che intendono fare affari con il regime di Ahmadinejad in Iran.
A “scoprire” le imprese a rischio di sanzioni è stato il “Government Accountability Office” (Gao), il braccio investigativo del Congresso di Washington, che in un rapporto pubblicato lo scorso 3 settembre ha stilato una lista delle compagnie straniere che avrebbero venduto prodotti petroliferi raffinati all’Iran, per un valore di mercato individualmente pari o maggiore a un milione di dollari o per un valore aggregato nei 12 mesi pari o maggiore ai 5 milioni, tra il 1 gennaio 2009 e il 30 giugno 2010.
Una lista di ben sedici aziende (tra queste anche giganti come la Bp e la Total ma non l’Eni) investigate. Solo su cinque di queste non c’è alcuna prova dell’ effettiva interruzione delle vendite. Le cinque sospette sono la Emirates National Oil, con sede negli Emirati Arabi, la Hin Leong Trading, di Singapore e le cinesi China Oil, Unipec e Zhuhai Zhenrong.
Oggetto degli affari è il più delle volte la benzina, mentre la Hin leong avrebbe fornito l’Iran anche di prodotti petroliferi raffinati. Le indagini del Gao si concludono lo scorso 30 giugno, ovvero il giorno prima che è entrata in vigore la legge statunitense che impone nuove sanzioni unilaterali a Teheran.
Su nessuna di queste aziende, recita il rapporto, ”ci sono indicazioni” sullo stop agli affari con Teheran. Per verificare il reale prosieguo delle attività, ”occorre un’indagini del Dipartimento di Stato” che, in caso di esito positivo, potrebbero indurre gli Usa a estromettere dal loro sistema finanziario le compagnie sospette.
Anche i “giganti” Total, Royal Dutch Shell e British Petroleum secondo le indagini, hanno venduto benzina all’Iran. Le prime due, tuttavia, hanno ”notificato” al Gao di aver interrotto ogni rapporto. La Bp, invece ha negato qualsiasi fornitura bollando le informazioni come ”inaccurate”. Mentre il nome dell’italiana Eni non compare nella lista.
