Conciliazione tempi lavoro-famiglia: c’è il sì dei sindacati

ROMA – Orari più flessibili, part time, banca delle ore, permessi e telelavoro: per le donne che lavorano potrebbe essere a breve più facile conciliare i tempi di lavoro con quelli della famiglia. Governo e parti sociali infatti hanno firmato oggi un’intesa sulle ”azioni a sostegno delle politiche di conciliazione tra famiglia e lavoro”, accordo che ha convinto anche la Cgil poiché prevede che si attivi un tavolo di trattativa sulle ”buone pratiche” di flessibilita’ ”family friendly”. L’intesa prevede che si possa, anche attraverso la contrattazione di secondo livello, definire la distribuzione degli orari di lavoro nell’arco della settimana, del mese o dell’anno in risposta alle esigenze di mercato, ma ”conciliandola con il rispetto dei diritti e delle esigenze delle persone”.

La modulazione dei tempi di lavoro, ha assicurato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, dicendosi ”soddisfatto” per un’intesa che costituisce un ”passo avanti nelle relazioni industriali”, potrà beneficiare delle misure fiscali di detassazione del salario di produttività. Tra gli accordi che saranno incentivati ci sono soprattutto quelli sugli orari flessibili in entrata e in uscita nei primi tre anni di età del bambino (fermo restando il monte ore complessivo previsto dal contratto), il ricorso alla banca delle ore, soluzioni per i permessi per l’inserimento del bambino alla scuola dell’infanzia o alle elementari, ma anche la possibilità di trasformare ”temporaneamente” il lavoro da tempo pieno a parziale nei primi tre anni di età del figlio.

Il governo guarda con favore a queste intese che comunque andranno ricercato tra le parti o nel contratto nazionale o in quelli aziendali. Nell’intesa raggiunta oggi si ipotizza l’utilizzo dei permessi accantonati in flessibilità individuale o banca delle ore ”da far fruire in via prioritaria ai lavoratori con oggettive esigenze di conciliazione”, ma anche la possibilità di un espletamento ”diverso” dell’attività lavorativa in caso di grave infermità del coniuge o di un parente entro il secondo grado (con il telelavoro, a risultato, o usando i giorni di permesso ‘a ore’). L’accordo punta inoltre a assicurare da parte delle aziende l’impegno al rientro della lavoratrice dalla maternità all’assegnazione ”alle stesse mansioni o mansioni equivalenti”, ma anche la possibilità di usufruire del congedo parentale ”in modalità di part time, allungandone proporzionalmente la durata compatibilmente con le esigenze di servizio”.

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