Dal cilindro il solito coniglio: il condono fiscale

ROMA – Se il contributo di solidarietà, la super-tassa per i ceti medio-alti con reddito superiore ai 90 mila euro, sta perdendo posizioni, dal cilindro del governo è spuntato il coniglio di un nuovo concordato di massa fiscale, ovvero un condono bello e buono. La proposta sul tavolo delle Commissioni del Senato presentata dai relatori del Pdl Amedeo Laboccetta e Antonio Mazzocchi parla esplicitamente di condono. Quella congegnata da Maurizio di Leo (Pdl) fa riferimento al concordato. Con l’avallo importante del sindaco di Roma Gianni Alemanno e di altri sindaci.

La proposta riguarderebbe gli anni 2006-2009. Lo scopo è quello di incassare subito 35 miliardi, evitare tasse e prelievi ulteriori salvando l’invariabilità dei saldi finali della manovra. Lo Stato propone agli evasori una sorta di concordato di massa su tre annualità da raccordare al concordato preventivo già previsto dalla delega fiscale. In pratica lo Stato, sulla scorta delle informazioni degli studi di settore, dice al contribuente: tu non puoi guadagnare quanto hai dichiarato, dimmi la verità e su quello pagherai la metà di imposte. Un condono classico agganciato a un inasprimento delle pene per gli evasori  e la minaccia della galera che scatterebbe per un’evasione a partire da 50 mila euro, e non più dagli attuali 100 mila.

La distinzione tra concordato di massa e condono è sottile: il risultato, politicamente, è lo stesso, con le riserve di tipo etico per chi le tasse le ha sempre pagate. Ovviamente, nei momenti di crisi fa premio la praticità ed efficacia dei provvedimenti, come accadde all’inizio degli anni ’90. Nel caso del condono, si tratta di un patto tra stato e contribuente ed è una scelta solitamente associata a piccole o grandi riforme del fisco: il contribuente che paga a prezzi ridotti ottiene in cambio la promessa di non subire controlli sui comportamenti fiscali scorretti adottati negli anni condonati. Il concordato si basa invece sul meccanismo dell’accertamento con adesione : l’Agenzia delle Entrate invia al contribuente una lettera di contestazione e lo invitano a trovare con l’ufficio un accordo per la definizione.

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Warsamé Dini Casali