Il reddito procapite in Italia è ”in retromarcia”: misura “il benessere economico”, e con la crisi ha fatto passi indietro tornando ai livelli del 1998. E tra i dati che in Centro Studi di Confindustria analizza, nel rapporto di autunno, in un confronto con gli altri Paesi.
Uno studio che si focalizza sui punti deboli, e le riforme non fatte: un ”decennio perduto”, tra 1997 ed il 2007, che non ci ha permesso di recuperare terreno. Anzi, ”il divario si è ampliato come dimostra la perdita di competività”. Dato a cui fa indirettamente eco, in una diversa tabella del rapporto, quello sulla ”casta strapagata”.
Per il Csc ”In Italia la relazione tra efficienza del sistema legale e remunerazione del potere legislativo appare inversa”. Così commenta il confronto sulle indennità per i parlamentari, che in Italia ”è di oltre cinque volte il Pil pro capite, un livello quadruplo di quello norvegese, doppio dell’inglese e oltre il 50 per cento superiore a quello statunitense”.
Mentre ”In Europa il Parlamento italiano, con i suoi 950 membri complessivi, è per numerosità secondo solo a quello inglese”. Le recenti riduzioni delle indennità di ”parlamentari, ministri, sottosegretari e consiglieri locali”, non cambiano questo quadro, è ”solo un primo passo”.
Il reddito pro capite, ”pur elevato e vicino a quello degli altri paesi europei – spiegano gli economisti di via dell’Astronomia – ha avuto una dinamica nell’ultimo decennio piuttosto deludente, specie nel confronto internazionale. Dal 2000 al 2007 si è espanso dello 0,6 per cento annuo. Con la recessione è arretrato ai livelli del 1998. Rispetto all’Euroarea è sceso dal 107 per cento nel 1991 al 95 per cento nel 2009”.
Ed il divario è destinato ad aumentare ancora: ”È proiettato al 91 per cento nel 2014”. È andata così anche rispetto alla Germania. E ”sono così andati in buona parte dissipati i frutti del faticoso inseguimento agli standard di vita delle maggiori nazioni europee” dopo che, ”nell’immediato dopoguerra, la rincorsa aveva portato a chiudere un gap che era di un quarto rispetto alla media europea e che toccava fino alla metà verso alcune delle maggiori economie del Vecchio continente”.
Il centro studi di Confindustria rileva che ”partita nell’immediato dopoguerra, la rincorsa aveva portato a chiudere un gap che era di un quarto rispetto alla media europea e che toccava fino alla metà verso alcune delle maggiori economie del vecchio continente”.
