ROMA – GiĆ persi 539mila posti di lavoro nell’industria manifatturiera tra il 2007 e il 2012 e il rischio ĆØ che ci siano altri tagli. L’allarme arriva dal Centro studi Confindustria.
Mentre lanciano l’sos gli industriali chiedono al governo l’immediata attuazione delle loro 5 proposte per la ripresa: dal taglio del costo di lavoro alle semplificazioni (leggile qui).
Nel manifatturiero – dice lo studio – il numero di occupati ĆØ sceso di circa il 10%”, e ”le imprese italiane saranno probabilmente costrette a tagliare ulteriori posti di lavoro nei prossimi mesi”.
”L’industria manifatturiera italiana- si legge – ĆØ messa in pericolo dalla durata e dalla profonditĆ della crisi” che ha “giĆ causato la distruzione del 15% del potenziale manifatturiero italiano”. Anche se ”l’Italia ha ottime carte da giocare”.
”Chiudi le imprese, chiudi i capannoni, gli impianti: sono cose che hai perso”. Il direttore del Centro studi di Confindustria, Luca Paolazzi, spiega cosƬ il rilievo del dato sul ‘potenziale manifatturiero’ misura ”la capacitĆ di produzione e non i livelli di produzione persa”, cosƬ per un recupero ”non basta una ripresa della domanda ma bisogna ricreare un bel pezzo della capacitĆ produttiva” persa.
Il potenziale manifatturiero ”distrutto” registra ”una punta del 40% negli autoveicoli e cali di almeno un quinto in 14 settori su 22”. In Germania, invece – nota Confindustria – ”il potenziale ĆØ salito, +2,2%”.
”Le condizioni dell’industria manifatturiera italiana a metĆ del 2013 appaiono fortemente critiche – osservano gli industriali – a causa delle conseguenze delle due forti recessioni che si sono conseguite in rapida successione”.
Nel manifatturiero, ed escluse le ditte individuali, ĆØ di -32mila (-8,3%) il saldo tra nuove imprese e aziende che hanno cessato l’attivitĆ . Nel quadriennio 2009-2012 sono 55mila le imprese cessate, calcolano gli economisti di viale dell’Astronomia.
”Il credit crunch -conclude Confindustria – che ha colpito in particolare l’industria, minaccia la sopravvivenza di un numero sempre più vasto di imprese. Nel marzo 2013 lo stock di prestiti era inferiore del 5,5% rispetto al settembre 2011, e corrispondente a una perdita di 50 miliardi di euro”.