ROMA – Fatta la legge sul divieto di contante, trovato l’inganno del passaporto. Circola la voce (ne parla perfino il Sole 24 Ore) che alcuni portieri di albergo si siano attrezzati per un commercio illegale di fotocopie di passaporto. Sulla tracciabilità del contante si era giunti alla determinazione di un punto fisso: più di 1000 euro cash non sono ammessi, con una eccezione, gli stranieri che fanno shopping in Italia. E con una clausola onde evitare problemi: l’ammontare di questi acquisti forestieri non può restare in negozio più di due giorni, tempo limite oltre il quale il dettagliante deve versare alla sua banca quegli importi completi della certificazione obbligatoria (copia di passaporto e documento). Questo per impedire che il correttivo si trasformi in un cavallo di Troia per le organizzazioni criminali intenzionate ad aggirare la stretta sulla circolazione di denaro contante. E infatti, altro che organizzazioni criminali.
I maître d’hotel (pochi e isolati, per carità) hanno subito fiutato il business. Consentire una scappatoia per pagare cash è un articolo che interessa. Una fotocopia del passaporto non costa nulla, lo straniero ignaro non se ne accorgerà mai, così come in banca il funzionario accetterà senza riserva la documentazione esibita. Cosa può fare del resto? Inviare i dati del passaporto alla Questura la quale potrà incrociarli con le date di entrata e uscita dal Paese?
