ROMA – Conti correnti: vai a firmare, prima di Natale. La banca te lo chiude. Telefonata mattutina a casa dalla banca. “Prego signor correntista – sollecita il cortese funzionario – deve venire in sede a mettere qualche firma e soprattutto fornire tutte le informazioni mancanti, dall’identità anagrafica al lavoro svolto. Faccia presto mi raccomando, non è una semplice formalità burocratica, diciamo entro il 20 dicembre, prima di Natale, altrimenti rischia che il primo gennaio 2014 non potrà prelevare contanti perché nel frattempo le abbiamo chiuso il conto. Lo dica anche a suo figlio e sua nuora perché sono cointestatari e ci servono anche le loro firme”.
Non si contano le telefonate di questo tenore in questi giorni: gli istituti di credito devono mettersi in regola con le leggi anti-riciclaggio, per questo devono aggiornare i data-base, raccogliere tutti i dati ed esser pronti a rispondere a eventuali richieste di accertamento tributario sui clienti. Entro e non oltre quest’anno. Per cui, compatibilmente con i tempi di lavoro di ciascuna banca, prima delle vacanze di Natale.
Ma perché questa improvvisa urgenza? Gli istituti, in effetti, sono obbligati già dal 2008 al controllo dell’identità, del titolare effettivo e della natura e scopo “dei rapporti continuativi”. Ovvero a chiedere tutti i dati all’intestatario e all’utilizzatore di un conto corrente e perché quel conto venga usato. Ma la norma ha prodotto di fatto una zona grigia: perché se tutti i controlli previsti sono stati fatti per i conti aperti dopo il 2008 la situazione è più complessa per i conti correnti aperti in precedenza.
Nel 2012 il governo Monti ha corredato la norma del 2007 con un’aggiunta, quella appunto della chiusura del conto corrente dal primo gennaio 2014 in caso di documentazione incompleta. In precedenza, invece, la norma si limitava a una generica richiesta a “mettersi in regola in tempi rapidi”.